bonus edilizi

Le aziende più piccole sono quelle più a rischio con la riforma del credito per i bonus edilizi e c’è anche la paura che possa arrivare un’ondata di cause legali.

“Le conseguenze attese – dice Cristiano Lingeri, Equity Partner e Tax Department Manager della sciumé Legal & Tax STP – di questo blocco alle cessioni saranno devastanti sia per le imprese sia per le famiglie (spaventate dall’effetto annuncio). Leggendo la norma con attenzione, in realtà, ci si accorge che alcuni crediti, del passato, rimangono cedibili ma il vero problema riguarda coloro che avevano pianificato un intervento, come i lavori non ancora iniziati in un condominio. Fino ad ora l’impresa appaltatrice contava di sostenere il fabbisogno finanziario dell’appalto anche con la cessione dei crediti degli sconti in fattura contrattualizzati con il committente (ma la situazione è uguale per chi ha troppi crediti di cui deve liberarsi prima di prendere altri lavori). Nel nuovo scenario l’impresa già schiacciata tra due fuochi, l’incremento incontrollato dei costi delle materie prime e degli oneri finanziari (miei clienti ricevono proposte di acquisto dei crediti d’imposta al 65%), rischia di non avere più finanza e quindi gettare la spugna”.

Il rischio di cause è dietro l’angolo

Il legale teme anche l’arrivo di una serie di cause. “Quasi certamente le opere in programma potranno essere sostenute da grandi operatori – continua Lingeri – che mediano tali effetti negativi all’interno di bilanci disposti ad accogliere perdite e realtà dotate di consolidate solidità finanziarie. La piccola impresa o l’artigiano, invece, possono essere affascinate dal dire “non lo faccio più”, facendo venir meno il requisito della realizzazione delle opere quale condizione per l’esistenza del credito, magari già ceduto. Si pensi al bonus facciate, vero buco nero di queste agevolazioni, che, slegato da parametri di riferimento oggettivi sui costi, ha illuso tutti di poter guadagnare a spese della finanza pubblica. Non è difficile immaginare cause tra imprese inadempienti e committenti così come dobbiamo aspettarci disconoscimenti di crediti da parte dell’Agenzia delle Entrate e quindi ulteriori contenziosi.

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Anche le aziende strette nella morsa dei bonus edilizi

Il timore per i cambiamenti arriva anche dal mondo delle imprese.
“Crediamo che sia una decisione scellerata quella di stoppare il 110, poiché non conosciamo le conseguenze che ne deriverebbero. – dice Paolo Ghiotti presidente Ance Veneto Abbiamo semplicemente creduto agli incentivi fiscali e ci siamo adeguati. Abbiamo creduto che gli istituti di credito avrebbero ritirato le nostre imprese. Si parla di 25mila imprese, per un totale di 6 miliardi di investimenti in Veneto, la seconda regione in Italia. Credo che si stia uccidendo chi lavora e chi produce, ovvero le imprese edili che stanno producendo ricchezza. Se si dovesse stoppare il 110, verrebbe a galla la necessità di riqualificazione.

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A spaventare sono anche i regolamenti che arrivano dall’Unione Europea.  “L’Unione Europea impone – continua Ghiotti – di rientrare nelle classi D e F se si possiede un patrimonio in classe F. Giorgetti è un fedele di Draghi e ha obbedito agli ordini, ma ora sembra che il boia stia calando la lama e stia decapitando le nostre imprese senza offrire alternative. Province e regioni avevano già iniziato a lavorare per trovare una soluzione, ma ora l’unica opportunità rimasta è quella della detrazione. Come può un’impresa senza liquidità intraprendere nuovo lavoro? Si parla di indebitamento pubblico e incostituzionalità questo è veramente drammatico ed è devastante”.