Paolo Savona, presidente di Consob
Paolo Savona, presidente di Consob

“Quella in corso, rispetto ad altre crisi del passato, non è un caso di fallimento del mercato, né della politica economica. Anzi, questa ha reagito prontamente in misura abbastanza soddisfacente, andando anche oltre le forme tradizionali di intervento al fine di impedire che l’instabilità uscisse fuori controllo, soprattutto dal lato finanziario”. Lo ha detto il presidente della Consob, Paolo Savona, nel suo discorso in occasione dell’incontro annuale con il mercato finanziario, trasmesso in streaming.

“L’anomalia della crisi in corso”, ha proseguito, “è stata autorevolmente descritta come un evento che non doveva affrontare una bolla inflazionistica, né un boom di domanda aggregata, né alterazioni sistemiche del mercato finanziario, ma uno sconvolgimento dell’offerta produttiva dovuto a fattori esogeni, in gran parte metaeconomici, in quanto afferenti alla reazione alla pandemia Covid-19”.

Per far affluire risorse verso il capitale produttivo e non indebitare eccessivamente le imprese occorre emettere obbligazioni pubbliche irredimibili e agevolare la formazione di capitale di rischio in sostituzione dell’indebitamento. Pe ril presidente Consob l’emissione di “obbligazioni pubbliche irredimibili (consols), strumento tipico delle fasi belliche, alle quali la vicenda sanitaria è stata sovente paragonata. Esse potrebbero riconoscere un tasso dell’interesse, esonerato fiscalmente, pari al massimo dell’inflazione del 2% che la Bce si è impegnata a non superare nel medio termine”.

La sottoscrizione di obbligazioni irredimibili – ipotesi anticipata nel numero di giugno da Investire (in foto la copertina) all’interno di un approfondimento sugli strumenti utilizzabili contro la crisi economica – ha spiegato ancora Savona, “sarebbe ovviamente volontaria e l’offerta quantitativamente aperta. In altri paesi le emissioni di consols sono state seriamente discusse e forme simili attuate, ma nessun esperimento pratico di questo tipo è stato tentato”. 

“Se i cittadini italiani non sottoscrivessero questi titoli, concorrerebbero a determinare decisioni che, ignorando gli effetti di lungo periodo di un maggiore indebitamento pubblico, creerebbero le condizioni per una maggiore imposizione fiscale”. Emettere titoli irredimibili per il presidente Consob, “sarebbe quindi una scelta dai contenuti democratici più significativi perché, se sottoscritti, limiterebbero i rischi per il futuro del Paese e, di conseguenza, gli oneri sulle generazioni future, quelle già in formazione e quelle che verranno”.

Savona ha sottolineato che “le condizioni del mercato del risparmio italiano e le manifestazioni di solidarietà sociale che si sono susseguite nei due mesi di lockdown sollecitano una verifica pratica delle espressioni di valori sociali encomiabili, chiedendo ai cittadini risparmiatori di partecipare nel loro interesse a impedire che costi e vincoli possano essere imposti al Paese se non si raggiungessero i rapporti di debito pubblico/Pil nella misura concordata a livello europeo”.

Savona ha spiegato che “la solidità e resilienza del risparmio italiano è condizione necessaria, ma non sufficiente affinché affluiscano risorse verso il capitale produttivo,che resta la migliore condizione per un’efficace tutela. Un passaggio necessario è che la politica economica prenda in considerazione tra i suoi obiettivi la leva finanziaria, nella sua duplice configurazione, per le imprese, del rapporto tra capitale di rischio e indebitamento e, per il settore pubblico, delle forme di indebitamento per coprire lo squilibrio tra entrate e spese correnti”.

Il presidente della Consob ha avvertito che se gli interventi decisi per fronteggiare la crisi produttiva “si concentreranno in prevalenza sulla concessione di garanzie e di incentivi all’indebitamento delle imprese, si avrà un peggioramento della loro leva finanziaria, che renderà ancora più difficile e più lenta la ripresa dell’attività produttiva. Se a queste spese e a quelle necessarie per assistere le famiglie in difficoltà si provvederà con prestiti obbligazionari pubblici e crediti ottenibili dall’Ue, tutti da rimborsare, il rapporto debito pubblico/Pil, già elevato, si innalzerà ulteriormente”.

“E se, come presumibile, il mercato non terrà conto della capienza del nostro risparmio ad accoglierlo e della solidità delle nostre esportazioni a generarlo e e se il rimborso del debito pubblico è messo in dubbio dalle stesse istituzioni sovranazionali, laripresa produttiva e la rete del benessere sociale ne patirà ulteriormente”, ha concluso.

Le piccole e medie imprese, “soprattutto esportatrici, potrebbero essere oggetto di un esperimento di stimolo del capitale di rischio con funzioni alternative all’indebitamento“. Questa iniziativa “sarebbe meglio finalizzata se si accompagnasse a un progetto di sostegno della loro attività di ricerca e sviluppo, per incorporare le innovazioni tecnologiche nei processi e nei prodotti”, ha spiegato Savona.

“Come sottolineato per il fintech delle banche e degli intermediari finanziari è necessario studiare e applicare i metodi hytech per queste imprese, considerandoli anch’essi un bene pubblico”, ha aggiunto.

In che modo è possibile agevolare la formazione di capitale di rischio in sostituzione dell’indebitamento? “La soluzione è far beneficiare anche il capitale di rischio della garanzia statale, entro limiti e condizioni predeterminati, ma attuata in tempi brevi e in forme chiare e semplici, eviterebbe un ritorno non meditato dello Stato nelle imprese e consentirebbe ai piccoli risparmiatori di godere di garanzie capaci di azzerare il rischio delle proprie scelte per un periodo predeterminato”.

Un esperimento, secondo il presidente della Consob, “potrebbe essere immediatamente avviato partendo dalle 22.058 medie imprese, dando iniziale preferenza alle 10.838 già esportatrici e a quelle che intendono diventarlo presentando piani credibili. Lo Stato potrebbe agevolare la formazione di loro capitale proprio da parte di investitori, anche non istituzionali, per favorire l’azionariato popolare come richiesto dalla Costituzione, garantendo un ammontare medio unitario di 1 milione di euro. Una volta raggiunto l’obiettivo, l’onere oscillerebbe da un minimo di 11 miliardi di euro a un massimo di 22, che si immetterebbero immediatamente nel circuito produttivo, con effetti positivi sulla leva finanziaria”.

“Essi”, ha spiegato il presidente, “beneficerebbero inoltre dei vantaggi di una ripresa produttiva da parte delle imprese alle quali affidano i propri risparmi nel caso in cui gli investimenti avessero successo”. Inoltre lo Stato, ha continuato, “spenderebbe certamente meno di quanto non faccia erogando sussidi a fondo perduto, compresi quelli destinati a imprese che non hanno possibilità di sopravvivenza, responsabilizzerebbe inoltre gli imprenditori a ben usare il risparmio ottenuto, limitando l’azzardo morale. Questa soluzione consentirebbe anche di ancorare nuovamente la finanza all’attività reale, in linea con l’obiettivo da perseguire con la nuova architettura istituzionale”.

Il presidente della Consob ha sottolineato che “questa istanza è già presente nella funzione di utilità sociale della politica di quasi tutti i paesi ed esistono molte provvidenze che operano in tal senso, ma manca una considerazione congiunta per ricondurre in un unico alveo istituzionale la miriade di piccoli interventi di questa natura già decisi o in corso di essere varati”.

Per Savona, “non è avventato affermare che la capacità competitiva dell’area esportatrice resterà solida anche dopo lo shock pandemico. Le decisioni interne, europee e internazionali, si sono giustamente prefisse di evitare gravi conseguenze monetarie e finanziarie, oltre che lenire i costi sociali, ma l’uscita dalla crisi dipenderà dalla possibilità che l’abbondanza di moneta a basso costo si trasmetta all’attività reale attraverso forme finanziarie adatte”.

Il presidente dell’autorità di controllo e vigilanza lancia il suo appello per una consulta pubblica per la riorganizzazione dell’architettura istituzionale del Paese e ha spiegato: “la solidità e resilienza del risparmio italiano è condizione necessaria, ma non sufficiente affinché affluiscano risorse verso il capitale produttivo, che resta la migliore condizione per un’efficace tutela”.

“Un passaggio necessario è che la politica economica prenda in considerazione tra i suoi obiettivi la leva finanziaria, nella sua duplice configurazione, per le imprese, del rapporto tra capitale di rischio e indebitamento e, per il settore pubblico, delle forme di indebitamento per coprire lo squilibrio tra entrate e spese correnti”.

Il presidente della Consob ha avvertito che se gli interventi decisi per fronteggiare la crisi produttiva “si concentreranno in prevalenza sulla concessione di garanzie e di incentivi all’indebitamento delle imprese, si avrà un peggioramento della loro leva finanziaria, che renderà ancora più difficile e più lenta la ripresa dell’attività produttiva. Se a queste spese e a quelle necessarie per assistere le famiglie in difficoltà si provvederà con prestiti obbligazionari pubblici e crediti ottenibili dall’Ue, tutti da rimborsare, il rapporto debito pubblico/Pil, già elevato, si innalzerà ulteriormente”.

“E se, come presumibile, il mercato non terrà conto della capienza del nostro risparmio ad accoglierlo e della solidità delle nostre esportazioni a generarlo e e se il rimborso del debito pubblico è messo in dubbio dalle stesse istituzioni sovranazionali, la ripresa produttiva e la rete del benessere sociale ne patirà ulteriormente”, ha aggiunto.

Paolo Savona è poi tornato su un tema sollevato già in passato, quello di una criptomoneta pubblica. “Se si disponesse la nascita di una criptomoneta pubblica, il sistema dei pagamenti si muoverebbe in modo indipendente dalla gestione del risparmio, che affluirebbe interamente sul mercato libero, cessando la simbiosi tra moneta e prodotti finanziari, affidandone la gestione in modo indipendente ai metodi messi a punto dai registri contabili decentrati e dalla Scienza dei dati”.

Valutando diversi scenari sul futuro delle criptomonete, Savona ha spiegato uno di questi “dovrebbe condurre a una netta distinzione tra moneta e finanza”. L’attuazione “richiede di dotare il sistema dei pagamenti di una criptomoneta pubblica o, nell’impossibilità di superare gli egoismi nazionali che affossarono il bancor di Keynes, di poche monete nazionali criptate legate da regole di cambio uguali per tutti”.

Per il numero uno di Consob non si tratta solamente di “un problema legato alla distinzione tra moneta e prodotti finanziari, sulla quale sembra concentrarsi l’attenzione dei regolatori, ma di individuazione dei compiti delle istituzioni, oltre che dei modi in cui devono operare il sistema dei pagamenti e la gestione del risparmio”.

“Il ruolo del mercato è centrale nel processo di ripresa del Paese che ha subito una crisi sanitaria senza precedenti, con gravi effetti economici e sociali, e conseguenze ancora difficili da valutare nella loro complessità. La propagazione del virus ha avuto forti ripercussioni finanziarie, con un sensibile aumento della volatilità. Le misure adottate dalle autorità, a partire da quelle monetarie, sono state determinanti per contrastare le tensioni sui mercati”. Lo scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al presidente della Consob in occasione dell’incontro di stamattina. “Ora”, avverte, “occorre affrontare la nuova fase, favorendo il rafforzamento patrimoniale delle imprese, la loro crescita dimensionale, per sostenere la competitività e la capacità di investire e innovare nel nuovo contesto”.

“La stessa Borsa di Milano può svolgere un ruolo significativo nella ripartenza del Paese, nel quadro europeo di completamento del mercato dei capitali. La Consob, ente regolatore, reca il suo contributo alla ripresa assicurando il buon funzionamento delle società e del mercato, la trasparenza e la correttezza degli operatori – a tutela degli investitori e quindi dell’interesse generale del Paese -agevolando l’accesso delle imprese, in particolare delle Pmi, al mercato dei capitali. Con questo spirito rivolgo a tutti i partecipanti un caloroso augurio di buon lavoro”, scrive.

“Vivo apprezzamento per la relazione del presidente della Consob, in particolare per l’ampia visione innovativa e prospettica con le finalità strategiche del rafforzamento del capitale di rischio delle imprese e della tutela del risparmio in tutte le sue forme, indirizzandolo al sostegno delle attività reali e produttive per la ripresa”. Così, in una nota, il presidente dell’Abi Antonio Patuelli.

La Consob risulta tra i migliori authority di vigilanza in Europa assieme a Regno Unito, Francia, Belgio, Olanda e Portogallo. emerge dalla relazione annuale presentata oggi dal presidente Paolo Savona.

Nel corso dell’anno l’istituto è stato interessato da una peer review promossa dall’Esma per verificare il livello di convergenza raggiunto dalle Autorità di vigilanza europee nelle modalità di raccolta, gestione e utilizzo delle segnalazioni di operatività sospetta per il contrasto agli abusi di mercato. La review è consistita in un’autovalutazione formulata sulla base di un questionario, rivolto alle 31 Autorità dello Spazio economico europeo (See), e in sei ricognizioni presso le sedi (on site visits) delle Autorità di Italia,Germania, Svezia, Romania, Grecia e Irlanda, selezionate sulla base delle risposte fornite al questionario medesimo.

La Consob ha ottenuto le valutazioni migliori (ossia fully compliant e broadly compliant con riferimento rispettivamente a quattro e a due aree di valutazione), collocandosi tra le Autorità dei Paesi (Regno Unito, Francia, Belgio, Olanda e Portogallo) che nella peer review hanno riportato giudizi di maggior grado di compliance. Alcuni approcci di vigilanza adottati dall’Istituto, inoltre, sono stati considerati esempi di best practice in ambito europeo.

Imprese, mercati, governance e Borsa

Riguardo al rapporto tra imprese e finanza, Savona fa sapere che “la partecipazione degli azionisti, soprattutto istituzionali, alle assemblee delle 100 società quotate a più elevata capitalizzazione si è confermata alta anche nel 2019 (in media pari al 72% del capitale sociale). E’ quanto emerge dalla relazione annuale della Consob presentata oggi da Savona. La presenza degli investitori istituzionali si è attestata, in linea con l’anno precedente, al 21% del capitale”.

Gli istituzionali sono presenti nell’azionariato rilevante di 62 società quotate italiane (27% del mercato; 60 nel 2017). E’ quanto emerge dalla relazione annuale di Paolo Savona.

Sono 30 le società che correlano le remunerazioni dei dirigenti con responsabilità strategiche a fattori Esg e, fra queste, 27 prevedono remunerazioni sostenibili anche per l’amministratore delegato. E’ quanto emerge dalla relazione annuale della Consob presentata oggi dal presidente Paolo Savona. Le tematiche più frequentemente prese in considerazione sono quelle sociali (sicurezza sul lavoro, capitale umano e soddisfazione del cliente). 

32, quelle che correlano la remunerazione variabile di breve termine a fattori Esg. E’ quanto emerge dalla relazione annuale della Consob presentata oggi dal presidente Paolo Savona. Tale componente rappresenta in media il 14% della remunerazione variabile totale. In fine, sono solo 33 le società su Borsa Italiana che collegano la componente variabile (di breve e/o lungo termine) delle remunerazioni degli amministratori delegati a parametri Esg.

Le società appartengono in prevalenza all’indice Ftse Mib (22 casi, pari al 65% dell’indice). Le remunerazioni legate a fattori ESG sono più diffuse fra le imprese a proprietà pubblica (14 casi, pari al 61% delle imprese pubbliche).

In base ai dati di fine 2018 la maggioranza delle quotate italiane presenta assetti proprietari concentrati con il controllo, in 123 casi (77% della capitalizzazione di mercato), da un azionista che detiene una quota di capitale inferiore al 50% in 57 casi, e attraverso patti parasociali di controllo in 23 casi. E’ quanto emerge dalla relazione annuale della Consob presentata oggi dal presidente Paolo Savona.

In linea con gli anni precedenti, nel 2018 per quanto riguarda la dimensione e composizione dei cda il modello tradizionale risulta il più adottato dalle società quotate italiane (227 emittenti, 92% della capitalizzazione di mercato). Noi board, ha descritto Savona, siedono in media 10 membri, metà dei quali indipendenti.

A fine 2018 gli amministratori di minoranza sono presenti nel 50% delle società quotate italiane (43,5% nel 2017); tale percentuale raggiunge l’86% nel caso delle Mid Cap. Nella maggior parte degli organi di amministrazione delle società quotate siede almeno un consigliere cosiddetto interlocker (180 casi, 97% della capitalizzazione totale del mercato).

Gli interlockers sono in prevalenza una minoranza del board (in 89 emittenti rappresentano meno del 25% del totale dei membri e in ulteriori 67 casi hanno un peso compreso tra il 25% e il 50%). L’incidenza delle donne interlocker è aumentata rispetto al 2013 ma si è stabilizzata attorno al 34% a partire dal 2018.

Piccoli i passi in avanti sul fronte della parità di genere nei board. Le donne sono amministratrici delegate in 15 società (il 2,5% del mercato per capitalizzazione). E’ quanto emerge dalla relazione annuale della Consob presentata oggi dal presidente Paolo Savona. Presiedono il board in 25 emittenti (un terzo del mercato per capitalizzazione); nella maggior parte dei casi le donne ricoprono il ruolo di amministratore indipendenti (dato in crescita dal 2013).

Il numero di donne nominate dalle minoranze attraverso il sistema del voto di lista ha raggiunto nel 2019 il valore massimo di 68 amministratrici di 56 società di grande dimensione. Dall’entrata in vigore della l.120/2011 il livello medio di istruzione e la diversificazione dei profili professionali degli amministratori sono aumentati, la presenza di membri family è diminuita.

Se si guarda ai dati tra il 2013 e il 2019 rimane marginale il ruolo di amministratore delegato (sono 15 erano 13); aumentano lievemente le donne con il ruolo di presidente (da 10 a 25) e quelle nominate dalla minoranza (da 20 a 68) soprattutto nelle società più grandi e più che raddoppiato il numero di donne amministratori indipendenti (da 244 a 582).

A fine 2018 gli amministratori delle società quotate sono soprattutto italiani, hanno in media meno di 57 anni; family nel 16% dei casi e laureati nell’89% circa dei casi (post-laurea nel 24% circa) e manager nel 69% dei casi. 

Rispetto al 2011 è aumentata lievemente la presenza degli amministratori stranieri che passano dal 5 al 7%; è rimasto sostanzialmente stabile il peso degli amministratori family (16%); è cresciuta la percentuale di amministratori laureati dall’84 all’89% e con titolo post laurea e dal 15 al 24%); è cresciuta la diversificazione del profilo professionale; è diminuita l’età media che scende a 56,6 anni.

A maggio 2020 tre imprese hanno emesso azioni a voto multiplo mentre l’istituto del voto maggiorato risulta previsto statutariamente da 53 emittenti. E’ quanto emerge dalla relazione annuale della Consob presentata oggi dal presidente Paolo Savona.

La distribuzione per settore di attività è la seguente: 5 società nel settore finanziario; 31 in quello industriale; 17 nei servizi. La distribuzione per capitalizzazione è la seguente: 5 società appartengono al FtseMib; 8 all’indice MidCap; 26 allo Star; 14 altro.
L’istituto, a seguito di un periodo di maturazione di 24 mesi, è operativo per 34 emittenti, in cui almeno un azionista ha ottenuto la maggiorazione. Si conferma in calo il numero di società quotate che hanno azioni di risparmio (14 a fine 2018). Si conferma in calo il numero di società quotate che hanno azioni di risparmio (14 a fine 2018).

A partire dal 2011 sono stati pubblicati 547 documenti informativi per operazioni di maggiore rilevanza con parti correlate (30 nel primo semestre del 2019). 

Questa la suddivisione percentuale: 52% finanziamenti o altri contratti aventi ad oggetto la fornitura di beni e servizi; oltre il 30% operazioni di trasferimento di asset di lungo termine idonei a influire sulla capacità produttiva delle imprese; 17% fusioni, aumenti di capitale riservati e altre operazioni che hanno modificato la partecipazione relativa della parte correlata rispetto agli altri azionisti.

Nell’82% dei casi, la controparte correlata dell’operazione è rappresentata da azionisti di controllo o in grado di esercitare un’influenza significativa. Dal 2011, comunicazione di 216 operazioni di maggiore rilevanza esenti dagli obblighi di pubblicazione del documento informativo.

Equity crowdfunding. Dall’entrata in vigore della legge sono 576 le offerte pubblicate (73% chiuse con successo) con un capitale di rischio complessivamente raccolto di circa 153 milioni. È quanto emerge dalla relazione annuale della Consob presentata oggi da Paolo Savona.

Al 31 dicembre 2019 risultano 37 iscritti nella sezione ordinaria del Registro dei Gestori di Portali per l’equity crowdfunding (30 a fine 2018) – due nella sezione speciale dedicata alle banche e alle imprese di investimento (dato stabile rispetto al 2018).

Nell’ambito dell’attività di vigilanza si registrano 15 richieste di dati e notizie, ai sensi dell’art. 50-quinquies c. 6 del Tuf; 21 incontri con gestori di portali o con soggetti che hanno chiesto chiarimenti per intraprendere l’attività; 2 richiami di attenzione e una convocazione. All’8 giugno 2020: – 42 iscritti al Registro dei Gestori di Portali: 40 nella sezione ordinaria e due nella sezione speciale – 8 istanze di iscrizione attualmente in corso (7 procedimenti avviati e uno in fase di esame di completezza documentale).

Nel mese di ottobre 2019, a seguito di consultazione pubblica, con delibera 21110 la CONSOB ha modificato il Regolamento n. 18592/2013 al fine, tra l’altro, di dare attuazione alle nuove norme inserite nel Tuf dalla legge 30 dicembre 2018, n. 145 (Legge di bilancio 2019): tra le attività esercitabili tramite portali anche la raccolta di finanziamenti mediante obbligazioni o strumenti finanziari di debito da parte delle Pmi; possibilità per i gestori di istituire una bacheca elettronica per la pubblicazione delle manifestazioni di interesse alla compravendita di strumenti finanziari che siano stati oggetto di offerte concluse con successo nell’ambito di campagne di crowdfunding svolte sui propri portali. Ad oggi: – un gestore ha esteso l’operatività alle offerte di obbligazioni e titoli di debito emessi da PMI (Fundera Srl) – un gestore ha avviato l’attività di bacheca elettronica (Opstart Srl).