Non è mera propaganda, anzi: lo stiamo già sperimentando nelle nostre vite e nelle nostre imprese, quanto il digitale sia un moltiplicatore di business e di opportunità. Perché libera risorse, in termini di tempo, ma anche di lavoro e nel soddisfare vecchi bisogni, ne crea di nuovi da soddisfare, in un circolo virtuoso di produttività. E a dare il buon esempio, anche se forse non ci avete fatto caso, è la pubblica amministrazione. Se dei 191,5 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza 48 sono destinati alla transizione digitale, cioè il 25,1% delle risorse totali richieste, più del doppio rispetto al secondo Paese per investimenti in transizione digitale, ovvero la Germania, che vi destina quasi 20 milioni di euro, non è un caso. Se dei 109 miliardi destinati alla transizione digitale in Europa, il 44% è destinato all’Italia, quando il valore medio degli altri Stati si aggira intorno al 6%, non è un caso. Il fatto è che l’Italia ha deciso di puntare proprio sul digitale – oltre che sulla sostenibilità – come asset strategico. Pensate a quando iscrivete i figli a scuola: lo fate attraverso un portale internet, anziché fare code in segreteria didattica. O a quando richiedete una nuova emissione della patente, perché l’avete smarrita: lo fate attraverso un portale. E la denuncia di un sinistro all’Inail? Avviene in modalità digitale. Anche l’erogazione dello stipendio ai dipendenti pubblici avviene grazie a una soluzione Ict. E persino il wealth management si appoggia a una piattaforma digitale. Tutti esempi con un unico comune denominatore: dietro le quinte c’è Dxc Technology, un colosso da oltre 130.000 dipendenti e 6.000 clienti, presente in più di 70 Paesi in tutto il mondo.. Tra cui l’Italia (vedi l’intervista all’a.d. nelle prossime pagine): tra i suoi clienti figurano quasi tutti i ministeri, oltre a diverse industrie del mondo dell’energia, della finanza e del manufacturing, in particolare automotive. Dxc, per capirci, è tra i principali fornitori al mondo di servizi IT che ha l’obiettivo di supportare i suoi clienti nell’evoluzione del loro futuro tecnologico, individuando i trend – nei riquadri in queste pagine – che trasformeranno le nostre vite e il mercato nei prossimi cinque anni.
Dalla burocrazia all’efficienza
È merito di Dxc Technology se possiamo associare la Pubblica Amministrazione all’innovazione. «Da molti anni accompagniamo le più significative innovazioni della PA» dice Nicola Mangia, Italy Public Sector General Manager di Dxc Technology. «Oltre alle iscrizioni scolastiche tramite piattaforma, pensiamo agli esami di maturità: un tempo i carabinieri portavano i plichi cartacei con le materie d’esame una cerimonia, poi, dieci anni fa, abbiamo inventato e introdotto il plico telematico, che garantisce la contemporaneità delle consegne di tutte le materie in tutte le scuole, con un risparmio economico importante e la massima sicurezza». Un altro settore nel quale Dxc Technology ha fatto la differenza è quello della giustizia. «Per la prima volta nel panorama europeo abbiamo disegnato il processo telematico per la giustizia civile» spiega Mangia, «in modo da consentire a tutti gli avvocati di depositare gli atti per via telematica: un’iniziativa partita quasi vent’anni fa». Così come la sanità. «Durante la pandemia abbiamo disegnato, specie nella Regione Campania, un nuovo modello sanità digitale che parte dai cittadini, facendo convergere i servizi nel loro interesse» prosegue l’Italy Public Sector General Manager di Dxc Technology. «Quando i cittadini avevano bisogno di interagire con le strutture sanitarie, per esempio per fare un tampone o dichiarare la positività, potevano farlo tramite un’app o via internet».
E ora la Pubblica Amministrazione guarda ulteriormente avanti, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza: «Il Pnrr ci chiede una modernizzazione del Paese, che non può prescindere dalla convergenza tra il mondo dell’amministrazione centrale e di quelle territoriali, in un ecosistema che comprenda anche le imprese medio piccole e le università, che permetta di sviluppare una politica di innovazione» rimarca Mangia. «Il Piano ha tempi strettissimi: per metterlo a terra è necessario aver creato e saper gestire questi ecosistemi, che devono essere anche acceleratori. Il Pnrr per noi non passa attraverso la semplice attuazione di una tecnologia, e nemmeno di sistemi innovativi, ma da un’idea di cambiamento che contiene tutto questo».
Guidare la trasformazione
Se il pubblico dà il buon esempio, il privato non sta certo a guardare. E un po’ è “colpa” di Dxc: «Il nostro obiettivo è portare un valore distintivo, guidare la trasformazione affinché anche i nostri clienti abbiano un’offerta che le distingua sul mercato. In questo modo possiamo guidare verso la profittabilità le imprese, e portare un beneficio al sistema Paese», conferma Silvia Agnelli, Senior Managing Director, Consulting, Analytics & Engineering Director. Prendiamo il mondo bancario e assicurativo: «L’Italia è il Paese con l’età media più avanzata al mondo dopo il Giappone, con un’aspettativa di vita molto lunga» mette in evidenza Agnelli. «Questo genera una pressione molto forte sul Sistema Sanitario Nazionale e sul sistema pensionistico. Per questo abbiamo immaginato di creare dei servizi che accompagnano il cittadino, che chiamiamo metaservices. La loro caratteristica principale è la capacità di rispondere a un bisogno che la persona potrebbe non solo non conoscere, ma addirittura non aver ancora sviluppato: i metaservices si evolvono considerando il lifecycle della persona, si plasmano lungo tutto il suo percorso di vita. Ecco: noi siamo in grado di intercettarlo tramite gli analytics. In questo modo costruiamo un wrapper, un servizio su misura delle esigenze e delle aspettative della persona, che siamo in grado di conoscere prima che essa stessa ne divenga consapevole».
«Lavorare sui metaservice presuppone un cambio di prospettiva», aggiunge Luciano Boschetti, Senior Technology Advisor. «Non si creano più prodotti o servizi pensando al momento particolare o ad un singolo bisogno di un cliente, ma si assume il suo punto di vista, quello di una persona che durante la propria vita ha esigenze diverse, e quindi il bisogno di essere accompagnato – se vuole – da un sistema che possa fornire metaservices che semplifichino l’accesso e l’uso di quei prodotti e servizi utili in un certo momento della propria vita. I metaservice sono costruiti quindi nella prospettiva delle persone in un certo momento della loro vita».
Dai metaservices al metaverso il passo è breve: «È una tecnologia che è entrata da poco nel mercato enterprise» osserva Boschetti, «ed è presto perché possa esprimere sin da subito il massimo delle sue capacità: tanti aspetti miglioreranno gradualmente e ci saranno più capabilities, più capacità di calcolo: ci troveremo presto con novità che oggi non ci aspetteremmo. Pensiamo alla storia di internet: all’inizio molti si chiedevano a cosa servisse il motore di ricerca, e storcevano il naso all’idea di avere un computer in casa. La stessa cosa è avvenuta con i cellulari. Ecco: il metaverso è proprio una di quelle tecnologie, o meglio di quei contesti, che ha ancora bisogno di qualche ingrediente per poter essere così diffuso. Però non appena questi ingredienti saranno disponibili ci possiamo aspettare un’accelerazione molto importante che dovrà trovare pronti le industrie private ed il settore pubblico».
Proprio per questo il metaverso costituisce un elemento fondamentale nella strategia presente e futura di Dxc Technology. Tanto che ha già sviluppato il proprio Virtual World sulla piattaforma Virbela che permette ai suoi dipendenti di collaborare tra loro, incontrare clienti e partner, in un’ottica di dematerializzazione degli uffici tradizionali. Ok, ma rimane una domandina. Che cos’è, esattamente, il metaverso? «Un luogo di incontro digitale, o virtuale se si preferisce, dove le imprese e il pubblico possono incontrarsi per creare delle nuove opportunità per sé e soprattutto per le persone, accompagnate da un’esperienza immersiva collaborativa di alto ingaggio» sintetizza il Senior Technology Advisor di Dxc Technology. «Nel metaverso si vive un’esperienza digitale più attiva di quella che conosciamo oggi sul computer o sullo smartphone. C’è una sensazione spaziale che aiuta il nostro cervello ad avere un approccio più attivo; ed è il luogo dove oltre a fare questa esperienza immersiva possono essere creati oggetti virtuali, che possono avere una trasposizione nel mondo fisico e viceversa, in cui si possono instaurare nuovi servizi e nuovi prodotti. In sostanza, un nuovo luogo, non sostitutivo del mondo reale, ma che si aggiunge a questo».
Dietro le quinte
«È una squadra di più di duemila persone che in Italia fa sì che i metaservices siano fruibili dagli utenti e che i servizi siano sempre disponibili online», svela Cristina Alberti, Italy Account Delivery Manager di Dxc Technology. «Sono le nostre persone che sviluppano i nuovi servizi e li gestiscono; sono loro che interagiscono con i clienti, gli insegnano ad usare i nuovi servizi sia dal punto vista tecnologico che da quello funzionale e che offrono consulenza; abbiamo un operating model comprovato e collaudato, che pone la massima attenzione ai bisogni dei nostri clienti». Operare in un gruppo iper tecnologico, che crede nello sviluppo di un mondo virtuale come il metaverso, significa puntare sull’evoluzione delle persone e delle loro competenze. «La crescita delle persone è continua, dai più giovani che arrivano da percorsi universitari fino ai senior» sottolinea l’Italy Account Delivery Manager di Dxc Technology; «Sono loro, supportati dai manager e dai colleghi più senior, i padroni del loro sviluppo professionale e del loro piano formativo. Siamo un’azienda che non solo ricerca i talenti su mercato, ma investe anche sulla crescita dei talenti interni». Insomma: è la tecnologica che ruota intorno all’essere umano, e non viceversa. «Non abbiamo nessuna paura dei robot» chiarisce Alberti: «Le macchine non ci sostituiranno mai. Siamo noi che ci evolviamo facendoci sostituire dalle macchine per occuparci di altre attività di maggiore valore e contenuto».