Daniela Santanchè, ministro del Turismo

“La più grande catena alberghiera del mondo oggi non è direttamente proprietaria neanche di una camera d’albergo; la più grande compagnia di taxi del mondo non possiede nemmeno un’automobile; il più grande supermercato del mondo non possiede negozi. Benvenuti nell’era della platform economy”: era di questo tenore l’enfasi con la quale cinque ma anche dieci anni fa i cantori talebani del digitale, i digi-talebani, esaltavano il fenomeno di Airb&b, di Uber, di Amazon.

Il tempo è galantuomo e sta facendo giustizia; ma più che di queste aziende, sta facendo giustizia del cancro civico e mentale degli Stati Uniti di lasciar fare all’economia senza osare instradarla, incanalarla.

Oggi è sotto i riflettori il caso Airb&b: gli albergatori e i sindaci italiani non ne possono più e sono delusi dal pur innovativo disegno di legge presentato dalla ministro Santanchè, il primo che tenta di regolamentare la giungla.

Per capirci qualcosa, andiamo con ordine.

Il comun denominatore del boom e poi del declino della platform economy risiede nel fatto che, con il loro affermarsi, i suoi protagonisti hanno cancellato o almeno molto ridotto l’originario vantaggio economico grazie al quale si sono affermati presso i consumatori. Nessun miracolo insiomma: quando per affermarsi offrivano prezzi stracciati e perdevano fiumi di denaro, trovavano a Wall Street i finanziamenti necessari a sostenere quest’emorragia. Finchè hanno raggiunto il pareggio, assuefatto i consumatori a servirsi di loro e quindi alzato i prezzi; ma allora e paradossalmente  la loro stella in Borsa si è appannata, prontamente sostituita dai padroni della finanza con altre chimere: vedasi alla voce Metaverso e criptovalute (e anche lì siamo al Far West).

Amazon merita un discorso a parte, dall’alto del suo  milione e mezzo di dipendenti e di una rete fisica di strutture che…altro che negozi: è di gran lunga la più grande azienda di logistica del mondo, con un capitale fisso investito da paura, che peraltro è soggetta a continue critiche per asserite violazioni dei diritti umani (probabili: il fondatore Jeff Bezos si considera un infallibile padreterno cui tutto è permesso, come tutti questi fondatori dei colossi tech) ma insomma, ha sicuramente aggiunto valore all’economia globale, agevolando e dunque incrementando quantità, varietà e in certi casi perfino un po’ di qualità dei consumi. E Uber – ma in generale le compagnie di ride-hailing – è sostanzialmente un mezzo flop, non conviene più rispetto ai taxi come pareva all’inizio e molti Stati hanno iniziato a contrastarla per l’evidente evanescenza dei vantaggi che offre sia ai conducenti, che fanno la fame, sia ai clienti che rischiano disservizi non più lievi di quelli pur insopportabili causati dalla “casta” dei tassisti.

Resta in campo il tema dell’Airb&b. E torniamoci.

Qui è difficile assumere una posizione univoca. Il fenomeno ha dato vita nuova all’industria turistica, non solo per avere abbassato (sia pur solo inizialmente) i prezzi rispetto all’offerta alberghiera, ma soprattutto per aver ampliato e di molto la ricettività delle località più amate. In Italia il fenomeno di Salerno si spiega solo grazie ai 150 b&b aperti nell’era di De Luca sindaco, tanto per fare un esempio.

A fronte di quest’innegabile merito, si è però scatenato un mercato nero, in evasione fiscale e regolemantare, a dispetto delle pur prescritte regole di identificazione degli ospiti e pieno di bidoni.

Facciamocene una ragione: non cambierà niente.

I sindaci protestano perché nei centri storici la gente che ha una casetta e può affittarla come bed and breakfast lo fa senza se e senza ma; del resto, può affittarli senza viverci (in principio invece era un presupposto necessario: si affittavano solo le “stanze in più”…) e quindi lo fa perché ci guadagna molto di più rispetto a qualsiasi altra forma di valorizzazione del patrimonio immobiliare.

Conseguenze: mancano case per famiglie, per studenti, per anziani; ma d’altra parte il turismo aumenta, con l’indignazione della casta degli albergatori, che ha investito solitamente poco e male nelle strutture e non ha saputo finora far valere la garanzia civile del fatto che chi va in albergo deve almeno farsi identificare a beneficio dell’ordine pubblico.

Perché non cambierà niente?

Perché hanno torto tutti. Airb&b – non unico attore del settore, ma di sicuro il leader – perché è lassista come tutti i moloch della platform economy e affida a quella barzelletta triste che sono le recensioni l’”autoregolazione” del mercato, come se un delinquente che approfitta del lassismo dei b&b per viaggiare senza lasciare tracce recensisse per questo negativamente la struttura o come se un turista che pagando in nero risparmia denunciasse per evasione il suo ospite. Cretinate americane. Nella realtà, tra furbi si crea immediata complicità.

Hanno torto gli albergatori che non hanno mai approfittato delle lunghe fasi di vacche turistiche grasse per investire sulle strutture. Ed hanno torto i sindaci che non hanno mai saputo sviluppare una politica dei centri storici che fosse diversa dagli opposti estremi del lassismo totale o della chiusura isteroide.

Più di tutti ha torto il legislatore che non ha mai dettato una politica chiara della casa.

L’unica novità positiva e di rilievo è stata la cedolare secca sugli affitti: in sé, l’ennesimo ammainabandiera dello Stato di diritto, visto che calpesta il principio costituzionale della progressività fiscale, ma anche l’unica maniera efficace, lo dicono i numeri, per far emergere un po’ di evasione, perché molti piccoli proprietari hanno preferito pagare un po’ di tasse che esporsi al ricatto permanente dei loro inquilini in nero.

L’alternativa sarebbe stata ripristinare il presidio statale del territorio, ma i sindaci non ne sono capaci e in fondo non gli interessa, perché pensano che rompendo le scatole con  i controlli si perdono voti, non se ne conquistano. Ben altri guai del b&b genera il mancato controllo del territorio, vedasi alla voce frane e inondazioni, e se ne fregano perfino davanti ai morti: figuriamoci se vogliono davvero intervenire sul b&b.

E dunque è dallo Stato che dovrebbe partire un riequilibrio, fiscale ovviamente. Se hai una casa e l’affitti a studenti, anziani o famiglie per almeno 2 anni paghi non il 20 ma il 15% di cedolare secca, e conservi il diritto di recuperare il bene alla fine del 24° mese, con sfratto inappellabile. Se invece l’affitti come b&b la cedola sale al 30% e se evadi e i controlli ti beccano, ti arriva una stangata di multa da restare piegato in due.

Sono cose impensabili in un Paese istituzionalmente sfarinato come il nostro. Dove nessuno controlla fisicamente più niente.

Quindi si procederà con aggiustatine insignificanti e continuerò a regnare sovrano il caos. E qui viene il bello: perché nel caos, noi italiani, non ci batte nessuno e facciamo Pil. Paradossale a dirsi, politicamente scorrettissimo, ma non per questo meno vero.

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Sergio Luciano, direttore di Economy e di Investire, è nato a Napoli nel 1960. Laureato in lettere, è giornalista professionista dal 1983. Dopo esperienze in Radiocor, Avvenire e Giorno è stato redattore capo dell’economia a La Stampa e a Repubblica ed ha guidato la sezione Finanza & Mercati del Sole 24 Ore. Ha fondato e diretto inoltre il quotidiano on-line ilnuovo.it, ha diretto Telelombardia e, dal 2006 al 2009, l’edizione settimanale di Economy. E' stato direttore relazioni esterne in Fastweb ed Unipol. Insegna al master in comunicazione d’impresa dell’Università Cattolica e collabora al Sussidiario.net.