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L’azienda cinese Xpeng, che ha avviato la produzione di veicoli elettrici, appare dolorante e dispiaciuta, dopo risultati che sembrano più uno shock al sistema che un’impennata di potenza.

Il settore dei veicoli elettrici è più affollato di una superstrada californiana nell’ora di punta, con marchi affermati e startup ambiziose che cercano di superarsi a vicenda. E mentre Byd viaggia in corsia di sorpasso, Xpeng ha seri problemi al motore. A questo non ha contribuito nemmeno l’aggressivo taglio dei prezzi di Tesla, che continua ad attirare potenziali clienti.

I numeri hanno mostrato il danno completo: le consegne di Xpeng nell’ultimo trimestre sono state circa la metà di quelle registrate nello stesso periodo dell’anno scorso, il che significa che sia i ricavi che gli utili hanno mancato di molto le aspettative. Come se non bastasse, le previsioni di Xpeng per il trimestre in corso prevedevano un calo del 40% delle consegne. Quindi, mentre l’azienda ha dichiarato che sta modificando la sua struttura per aumentare la crescita, la reazione degli investitori è stata gelida e le sue azioni sono scese dell’11%.

L’azienda ha dichiarato di ritenere che l’industria automobilistica mondiale si ridurrà a soli dieci grandi operatori nei prossimi dieci anni, quindi, se Xpeng non vuole essere “Xpunged“, avrà molto lavoro da fare. In poche parole, l’azienda ritiene che le case automobilistiche cinesi debbano vendere circa tre milioni di auto all’anno ed esportarne una buona parte a livello globale per sopravvivere. Per questo motivo, l’azienda conta sul lancio del suo imminente Suv per rilanciare le vendite e ringiovanire l’immagine del marchio. Ottime aspettative, ma vediamo se Xpeng riuscirà davvero a mantenere la promessa.

La Cina si sta preparando a superare il Giappone come primo esportatore di auto al mondo. Ma mentre Xpeng punta all’Europa quest’anno, i piani per gli Stati Uniti sono per ora parcheggiati a causa delle gelide relazioni Usa-Cina. E c’è da scommettere che non è l’unica azienda cinese a pensarla così, e questo potrebbe far perdere agli automobilisti americani una scelta più ampia e prezzi potenzialmente più bassi.