Nel corso mese di febbraio, il Parlamento Europeo ha approvato un provvedimento che, se ratificato dal Consiglio Europeo, consentirebbe a partire dal 2035 l’immissione sul mercato esclusivamente di automobili con emissioni zero, le cosiddette auto elettriche.
Tale provvedimento è stato elaborato nell’ambito del pacchetto “Fit for 55”, parte della più ampia iniziativa europea conosciuta come “Green Deal”.
Sebbene l’industria europea sia fermamente convinta della necessità di operare con decisione una reale ed effettiva transizione tecnologica – per proteggere l’ambiente, per ridurre la dipendenza del nostro continente da materie prime importate, e come occasione di innovazione – diversi importanti attori hanno segnalato perplessità sulle modalità operative scelte dalle istituzioni europee.
Quanto peserà l’influenza delle istituzioni nel settore automobilistico
Al di là del velo del politicamente corretto, si intravedono timori sempre più forti sul rischio che il “Green Deal” si trasformi in una sorta di bulimia normativa interventista, che potrebbe danneggiare invece che favorire la struttura manifatturiera e gli stessi cittadini europei. Per chi vuole investire in modo consapevole, è fondamentale capire se i vincitori e i perdenti sul mercato saranno determinati dal mercato stesso in un contesto di regole chiare e stabili, oppure invece da istituzioni, per quanto competenti ed indipendenti. Il tema della “neutralità tecnologica” di cui si dibatte a livello europeo è esattamente questo. Ad alcuni osservatori sembra che la Commissione Europea si stia discostando sempre più dalla regola di limitarsi a creare un contesto neutrale di regole e di obiettivi, e stia adottando pratiche sempre più interventiste volte a individuare specifici comportamenti e prodotti cui gli operatori e i consumatori dovranno conformarsi.
Si potranno usare ancora i motori a combustione?
Per quanto riguarda le automobili, la scelta della Commissione di puntare di fatto esclusivamente sull’auto elettrica – decisione che potrebbe comportare una forte ristrutturazione e possibilmente demobilitazione di un pezzo significativo dell’industria metalmeccanica europea – è stata per il momento sospesa da una minoranza di blocco, composta da Germania, Italia, Polonia e Bulgaria. Il nodo del contendere sembra essere la possibilità di continuare a consentire l’utilizzo dei tradizionali motori a combustione a patto che siano alimentati da biocombustibili non prodotti utilizzando petrolio o altre fonti fossili.
Che scenario si prefigura quindi per le auto elettriche? Cosa dovrebbe fare un investitore?
In Europa si immettono sul mercato circa 16 milioni di automobili ogni anno. Ad oggi circa il 12% è composto da veicoli a batteria (full-electric o ibridi plug-in). L’industria dei lubrificanti è ovviamente molto interessata a quanto succede in quel mercato. Metà dei lubrificanti prodotti in Europa sono infatti oli motore. Stimiamo che nel 2035 la quota delle auto full-electric si attesterà tra il 30 e il 40%.
Riteniamo quindi che tra il 60 e il 70% delle nuove automobili sarà ancora dotata di un motore a combustione interna, probabilmente con tecnologia ibrida.
In pratica, il consenso è che la transizione verso la mobilità elettrica si farà, ma molto più lentamente di quanto le autorità europee auspicano.
Il problema sarà realizzare le colonnine di autoricarica
Questo non tanto per vincoli tecnologici (l’industria europea è in grado di produrre ottime auto elettriche), ma per vincoli tecnici legati all’infrastruttura di ricarica nonché di sostenibilità sociale ed economica. Realisticamente, in soli 12 anni si potrà realizzare solo una parte dell’infrastruttura elettrica necessaria. Ad oggi è solo una speranza pensare che tra 15 anni il costo di un’auto elettrica entry-level sarà simile a quello odierno di una utilitaria tradizionale. Vi sarebbe quindi il concreto rischio di escludere le fasce meno abbienti dal diritto alla mobilità.
Il concreto scenario futuro che intravediamo per l’Europa è quindi quello di un mix di auto elettriche e auto ibride, alimentate esclusivamente o parzialmente con biocombustibili.
Potrebbe essere quindi presto per disinvestire dal settore europeo della componentistica per automobile. Potrebbe forse valere la pena valutare investimenti nella nascente industria dei biocarburanti.
A ciò si aggiunge che, sebbene l’Europa stia spingendo molto sulle auto elettriche, gli altri Paesi, con esclusione forse della sola Cina, non stanno facendo altrettanto.
Nel 2035, il numero di motori a combustione prodotti nel Mondo sarà con ogni probabilità più alto di quello di oggi.