Uno scandalo che ha coinvolto una fuga di informazioni riservate da parte del ramo australiano del gigante della contabilità e della consulenza PwC ha portato a chiedere un giro di vite sull’uso dei consulenti da parte dei governi federali e statali, tra cui sanzioni più elevate per le fughe di notizie e una minore assunzione di consulenti esterni.
Lo scandalo ha dominato le prime pagine dei giornali australiani e ha portato alle dimissioni dell’amministratore delegato di PwC Australia e alla sospensione questa settimana di nove partner, in attesa dell’esito di un’indagine interna.
Le mosse fanno seguito alle rivelazioni secondo cui un ex socio, Peter Collins, avrebbe fatto trapelare informazioni riservate sulle modifiche alle leggi fiscali ai colleghi per consentire al suo studio di cercare di aggiudicarsi nuovi lavori, apparentemente da parte di importanti aziende tecnologiche.
Il Ministero del Tesoro australiano ha deferito la fuga di notizie alla Polizia federale australiana per un’indagine penale.
Martedì, nel corso di un’audizione presso una commissione parlamentare a Canberra, il Segretario al Tesoro Steven Kennedy, uno dei più potenti funzionari pubblici del Paese, ha definito “inquietante” la condotta di PwC. Ha detto che PwC non ci ha “sistematicamente deluso su base continuativa”, ma che sono necessarie riforme per prevenire altri incidenti simili.
“Abbiamo motivo di esaminare più attentamente questi problemi, di rivedere e riformare il Tax Practitioners Board, di aumentare le sanzioni disponibili, di fare tutte queste cose?” ha chiesto. “La risposta è chiaramente sì”.