«Noi come benzina in questo mondo di plastica» cantano i Boomdabash in uno dei loro ultimi singoli di successo. Volendo trasporre queste parole all’interno dell’economia reale, il mondo di plastica potrebbe essere quello delle imprese che lavorano nel settore, mentre la benzina diventerebbe la “plastics tax” che il Governo si è inventato con una vaga finalità ambientalista, senza tenere in considerazione gli effetti incendiari che, da luglio, il balzello avrà sulle aziende della filiera. Un comparto, quello della fabbricazione di imballaggi in materie plastiche e della plastica in generale, dove operano oltre 1.500 aziende, pari allo 0,4% delle imprese italiane manifatturiere, con circa 1.800 unità locali e una forza lavoro di quasi 30mila addetti. I dati ricordano come il fatturato del settore abbia superato quattro anni fa, nel 2016, la soglia degli 8 miliardi di euro, con un valore aggiunto pari a oltre 2 miliardi, lo 0,28% di quello nazionale.
Gli imballaggi incrementano non solo il valore del contenuto, ma anche la qualità percepita da parte del consumatore
Nel settore vi sono realtà solide da un punto di vista finanziario, classificate dall’Nsa Economy Ranking (vedi tabella a fronte), tra le quali la Castagna Univel di Piacenza, che controlla la Filca Univel e la Tecnopack Univel: «Oggi il mercato chiede sempre più servizi, mentre la qualità non è più un elemento chiave che consente di acquisire nuovi clienti, viene quasi data per scontata – dice Alberto Nicolini, amministratore delegato di Castagna Univel -. È il servizio a dare il vantaggio competitivo in un settore come il nostro. Ecco perché negli anni abbiamo basato la strategia di crescita sulle acquisizioni, puntando ad avere aziende medio-piccole e molto specializzate: più si è grandi, meno si è flessibili e capaci di dare al cliente il servizio che cerca velocemente, nel modo migliore e con un alto grado di personalizzazione. Inoltre, con il tempo ci siamo spostati su segmenti a più alto valore aggiunto in un settore, quello degli imballaggi flessibili, dove il valore dell’imballaggio è proporzionale a quello del contenuto e del percepito del consumatore. Infine, mi piace ricordare che sì, le macchine sono importanti, ma per noi contano di più le persone, come dimostra il basso turnover che abbiamo». Servizio e rapidità sono alla base anche della solidità della Simplastic di Casacanditella (CH): «La nostra forza è quella di servire il cliente in tempi rapidi e con la sua massima soddisfazione, aiutati dal fatto di non essere una grande azienda – dichiara Corrado Gualtieri, responsabile amministrativo -. I nostri clienti sono le multinazionali del vetro e del settore automotive, alle quali garantiamo la consegna degli ordini entro pochi giorni e che tengono conto di questa nostra elasticità una volta che devono scegliere a chi affidare delle commesse. Inoltre, siamo molto attenti all’ottimizzazione dei costi e, quando possibile, reinvestiamo in azienda parte degli utili, come negli ultimi anni quando abbiamo sostituito diversi macchinari ed effettuato interventi di miglioria al nostro capannone». La valorizzazione delle risorse umane è un fattore chiave anche per la Oderda Film di Lesegno (CN), il cui responsabile amministrativo, Elena Oderda, non risparmia critiche alla “plastics tax”: «Abbiamo cercato di avere sempre una gestione oculata, tagliata sulle dimensioni dell’azienda, in termini di investimenti, spese, risorse umane: formare e fidelizzare i dipendenti è una ricchezza. Del resto siamo piemontesi, gente abituata a non fare mai il passo più lungo della gamba. Una gestione che ha dato in passato ottimi risultati, ma che non è una certezza per il futuro. Se continuiamo ad avere legislatori che, anziché lasciare le aziende libere di lavorare, le colpiscono duramente, tra non molto rischieremo di non avere più imprese eccellenti, non solo nel Nord-Ovest, ma in tutta Italia».
Come abbiamo visto, la filiera italiana della plastica è un universo fatto di aziende che hanno spesso una solida cultura di impresa alle spalle e che, non di rado, si distinguono per la loro solidità patrimoniale. Per Economy, ha classificato queste realtà il Gruppo Nsa, il primo mediatore creditizio per le imprese italiane per fatturato, vigilato dalla Banca d’Italia tramite l’Organismo agenti e mediatori. Nsa è un mediatore creditizio specializzato nella erogazione di finanziamenti alle imprese, capace di garantire efficacia ed efficienza nei rapporti con il sistema bancario. Il rank attribuito alle aziende da Nsa che vedete nella tabella a fianco è frutto di ricerche ed elaborazione di dati commissionata da Economy all’Ufficio Studi del Gruppo Nsa. Viene calcolato sull’analisi dei bilanci, regolarmente depositati. In particolare, l’analisi classifica le imprese per solidità patrimoniale, performance, affidabilità e redditività: i medesimi parametri utilizzati per l’elaborazione nsaPmindex, l’indice sul merito creditizio. Il Gruppo Nsa adotta anche in questa ricerca l’algoritmo definito dal Disa, Dipartimento di Studi Aziendali dell’Università di Bologna, per l’elaborazione dell’indice nsaPmindex, indice annuale sullo stato delle Pmi italiane. E la tabella a fianco rappresenta una fotografia dello stato di salute delle imprese italiane, suddivise per area geografica.