E’ stato un “bingo” per il governo Meloni ottenere da Moody’s addirittura un avanzamento, se non del rating dell’outlook, che da negativo è diventato stabile. Grazie alla prudenza nella stesura della finanziaria per il 2024, di Giorgettiana ispirazione ma con il pieno avallo della premier, le agenzie di rating che rappresentano per gli investitori internazionali i “semafori” sulle vendite e sugli acquisti di titoli sovrani hanno detto ok ai nostri conti, il che ha rappresentato per Giorgia & C. una promozione non scontata.
Ma “gli esami non finiscono mai”, come diceva Eduardo De Filippo. E mancano appena 41 giorni alla fine dell’anno, termine ovviamente troppo breve per concordare nell’Europa a 27 un “Patto di stabilità” più flessibile di quello che venne sospeso a causa del Covid.
I tedeschi – veri padroni d’Europa, nonostante i goffi tentativi di bilanciamento da parte francese – pretendono che si torni a quel pesantissimo strumento, che prevedeva una riduzione del 3% all’anno del rapporto debito/pil, il che significherebbe per l’Italia dover generare circa 150 miliardi di euro di avanzo primario, per poter pagare gli interessi sul debito e in più rimborsare una parte dello stock: risultato irrealizzabile.
Inutilmente la Meloni ha proposto ammorbidimenti di vario genere per ridurre l’impatto delle nuove norme sull’autonomia fiscale degli Stati euro. Il suo pressing non ha – almeno per ora – trovato alcuna sponda, neanche in Gentiloni che pure in qualche dichiarazione è sembrato aperturista. E dunque?
Dunque la premier ha ipotizzato l’esercizio del diritto di veto contro un eventuale ripristino del vecchio patto o contro un nuovo regolamento altrettanto stringente. Avrà il coraggio di usarlo? Qualcosa del genere la sta già facendo con il Mes, visto che l’Italia è l’unico Paese dell’Eurozona a non averlo ancora firmato. Pur essendo palese che si potrebbe firmarlo senza per questo farvi mai ricorso…
In realtà le chiacchiere stanno a zero. Siamo se non l’ultima “tra le utile ruote” del carro europeo. Contiamo solo perché ci considerano troppo grandi per fallire. In questo rudere europeo comandano solo i tedeschi, per un paradosso della storia, per cui il popolo più egemone e aggressivo e imperialista del continente, dalla caduta dell’impero romano in qua, ha oggi in sorte la guida di una federazione incompleta senza esercito comune né costituzione…
E il nostro destino è prendere schiaffi conditi con falsi sorrisi. Ce li meritiamo? Sicuramente sì, ma non peggio di altri cui sono risparmiati per pure ragioni di appartenenza. La Meloni ne tenga conto…