Pagamenti, credito e ora i depositi. Apple diventa una banca a tutti gli effetti, o quasi. In collaborazione con Goldman Sachs, infatti, Apple ha ufficialmente lanciato negli Stati Uniti il nuovo servizio di “saving account”: un vero e proprio conto di risparmio dal rendimento annuale estremamente interessante, attorno al 4.15%. Il conto ha un limite di deposito di 250.000 dollari che non saranno però spendibili automaticamente attraverso di esso ma che dovranno prima essere trasferiti su Apple Cash o su un altro conto bancario collegato, il tutto – ovviamente – spendibile tramite Apple card.
Questa mossa – che ovviamente fa parte di un progetto più ampio e avviato da tempo – cade però a proposito a poca distanza dal fallimento della Silicon Valley Bank, la banca delle startup e delle imprese tecnologiche americane.
Cosa cambierà nei servizi finanziari in Italia
Ma perché questa novità può essere sconvolgente e rappresentare al tempo stesso un ulteriore “mazzata” all’ordine costituito dei servizi finanziari anche in Italia? Per capirne la portata possono essere sufficienti due semplici dati. Secondo i più recenti dati della Banca d’Italia, i conti correnti attualmente attivi nel nostro Paese sono circa 47,7 milioni mentre stando alle ricerche del Global Digital Report 2022 gli smartphone in nostro possesso sono ben 1,3 per ogni cittadino (ovviamente però non tutti Apple, che nel mondo sono oltre un miliardo). Ma qui il discorso è ben più ampio di quello che riguarda il solo brand di Cupertino. Pur con numeri tradizionalmente fedeli agli istituti finanziari classici o, tutt’al più, alle nuove fintech, è evidente che uno strumento come quello di Apple può cambiare il mondo dei servizi di pagamento da un lato bancarizzando gli ancora numerosi cittadini privi di un conto corrente e dall’altro attraendo chi, pur munito di conto o di conti, decide di cambiare.
Questo anche perché i soggetti tecnologici che potremmo definire come i rappresentanti della terza generazione di operatori innovativi, in virtù della loro credibilità di brand, fiducia dei clienti e diffusione, potrebbero avere un impatto dirompente nel mercato dei pagamenti. Dove ha fallito la SVB Apple potrebbe, invece, avere successo, almeno stando alle aspettative. La riconoscibilità e la credibilità del marchio, infatti, sono ritenuti motivi più che sufficienti nell’attrarre e nel fidelizzare una nuova clientela, anche perché Apple passa per un marchio affidabile e attento alla sicurezza, motivo in più per supporre che i risparmi non andranno in fumo come accaduto altrove.
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I servizi finanziari stanno cambiando ancora
In ogni caso, un dato incontrovertibile emerge da questa vicenda: il mercato dei servizi di pagamento sta attraversando l’ennesima fase di mutazione. Già in altre occasioni avevo evidenziato i riflessi dell’ingresso a pieno delle big tech in questo mercato. Tali imprese, infatti, sono da considerarsi delle game changer a tutti gli effetti, capaci da sole di cambiare il mercato e di orientarne lo sviluppo oltre che dominarlo. Ciò che va compreso è che la possibilità che il mercato cambi repentinamente a seguito dell’ingresso di un gigante come Apple non è più un’ipotesi così lontana ma è, anzi, molto concreta. A tal proposito, è necessario che le imprese si dotino degli strumenti necessari a sopportare l’onda d’urto mentre sul piano normativo si renderà ancora più necessaria una vigilanza attiva sui temi di compliance e su quelli della tutela del dato e della privacy. In ogni caso, ciò che va altrettanto capito è che non si può fermare il cambiamento – così come avvenuto in passato. Tanto vale, invece, dotarsi di adeguati strumenti atti a indirizzare il cambiamento affinchè siano soprattutto tutelati il diritto ad un’equa concorrenza per gli altri operatori e al godimento di servizi efficienti e non invasivi per i consumatori.