Alluvione Emilia Romagna, le cause: dito puntato sui miliardi stanziati e mai spesi per far fronte al dissesto idrogeologico. Otto miliardi di euro stanziati dal piano “Italia sicura” del governo Renzi contro alluvioni, frane e calamità naturali sono rimaste in gran parte inutilizzati, e dirottati altrove. La struttura e i suoi tecnici sono stati dismessi dal governo Conte, che come ricordato dal Messaggero ha varato un suo piano, “ProteggItalia” e stanziato altri 3,1 miliardi. Anche questi rimasti in gran parte inutilizzati. Poi ci sono altri 2,5 miliardi di euro nel Pnrr, cui si aggiungono 6 miliardi destinati ai comuni, da spendere nel breve periodo: entro il 2026. Ma fin qui il problema è sempre quello atavico italiano: i fondi stanziati non si riescono a spendere.

Alluvione Emilia Romagna, le cause: burocrazia sul banco degli imputati

Perché? Il motivo numero uno resta la burocrazia, il più grosso problema irrisolto di questo Paese. Ma giocano un ruolo anche le resistenze delle Regioni contro una gestione centralista delle emergenze. Quelle Regioni che, si legge nell’ultimo rapporto sul dissesto idrogeologico della Corte dei Conti, hanno negli anni dimostrato dubbia «capacità progettuale» e «carenza di profili tecnici unitamente alla scarsa pianificazione del territorio». In Italia nove comuni su dieci hanno località a rischio alluvione, un record in Europa, ma non riesce a spendere i fondi contro il dissesto idrogeologico.

I generici obiettivi del Pnrr

Il Pnrr per i comuni fissa obiettivi generici come «la messa in sicurezza del territorio, la sicurezza e l’adeguamento degli edifici, l’efficienza energetica e i sistemi di illuminazione pubblica». Per mettere in sicurezza il Paese, questa la stima della struttura contro le emergenze messa in piedi da Renzi, servirebbero 30 miliardi di euro. Negli ultimi venti anni ne sono stati spesi circa 6. Con una media dei tempi di realizzazione per ogni opera di 4,7 anni. Secondo l’ultimo rapporto di Rendis (Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo), su un totale di 6063 interventi finanziari, «circa il 66% (3.983) risulta concluso, l’11% (672) e in esecuzione, l’8% (509) e in fase di progettazione, mentre un 15% circa degli interventi (899) risulta da avviare o con dati non comunicati».