Daniel Talens, ceo di Alessi

“La vita è fatta di incontri belli”, dice Daniel Talens, e un sorriso contagioso gli si spalanca tra barba e baffi. “E io, quando ho incontrato Alberto Alessi, sono rimasto senza parole. Ho avuto la certezza di aver conosciuto un uomo che, con mio padre, avrebbe più di tutti conquistato la mia ammirazione”, aggiunge Daniel, dal 2019 amministratore delegato della Alessi, e quest’ammirazione spiega almeno in parte il segreto del grande successo gestionale che è stato il rilancio di questa azienda familiare di Crusinallo di Omegna, tra lago Maggiore e lago D’Orta, un castone di bellezza per uno dei marchi più belli del made in Italy e del design mondiale. ”È un’azienda centenaria sinonimo di stile, siamo in 50 Musei al mondo, oltre che al Moma. I curatori di questi musei hanno tutti scelto un oggetto Alessi nella loro collezione permanente di arte contemporanea, senza che l’azienda abbia mai fatto nulla per spingere in questa direzione”, sottolinea Talens, orgoglioso come se fosse un Alessi anche lui.

E non dice che però, nonostante tutto lo straordinario patrimonio di celebrità e bellezza, quattro anni fa pochi avrebbero scommesso che la Alessi avrebbe superato la seria crisi finanziaria che stava attraversando. E invece no: la bellezza ha vinto. Ma questa del rilancio della Alessi non è solo una storia di bellezza: è anche una parabola della responsabilità. La responsabilità di una grande famiglia imprenditoriale, giunta alla quarta generazione, che non ha esitato di fare un passo indietro condividendo la proprietà aziendale con un socio nuovo pur di creare le condizioni di un rilancio in grande stile. Una storia edificante, di quelle che non sai se far studiare ad Harvard o far citare dal Papa, o magari dal Dalai Lama, come best-practice di un capitalismo etico, attento alle persone, al territorio, al sociale. Non a caso la Alessi è certificata B Corp ed è divenuta Società Benefit.

Ma come hanno fatto, gli Alessi? Come hanno fatto il loro esponente al vertice – appunto Alberto Alessi, confermato presidente e responsabile del prodotto, della brand identity e della design excellence – e questo manager catalano 47 enne, globetrotter poliglotta, venticinque anni di lavoro in tutto il mondo, per marchi come Nestlè ed Hermès, scelto per quella delicata posizione del nuovo socio finanziario del gruppo, il fondo Oakley Capital, che ha sottoscritto un aumento di capitale dotando l’azienda di nuova finanza e ristrutturandone il debito bancario?

Congiunzioni astrali

Tutto quel che poteva andare bene, è andato benissimo. “Nel 2020 l’azienda è tornata cash-flow positive – spiega Talens – nei mesi successi abbiamo ripreso ad assumere, da quando ci siamo abbiamo acquisito 61 nuove risorse. Nel 2021 abbiamo fatto un buon bilancio. Ma non ci accontentiamo. Vogliamo crescere, e molto. Chi, se non noi?”

C’è passione nell’aria. “Confermo, tra me e l’Alessi è stato amore a prima vista”, racconta Talens, mentre alle sue spalle si staglia la statua king-size del celeberrimo cavatappi Alessandro M, dal nome del suo designer Alessandro Mendini, rivisitata a mo’ di Guardia della Regina, visti i lunghi anni londinesi del manager. “Oakley avanzò una sua proposta, la famiglia percepì la convergenza di vedute sui valori e sulle prospettive dell’impresa, si procedette alle due diligence e mi venne richiesto un business plan a 5 anni. Che piacque. E d’intesa, famiglia e fondo mi chiesero di gestirlo come a.d.”.

Contestualmente, venne rinegoziata l’esposizione finanziaria dell’azienda, coinvolge un pool di banche creditrici con il determinante intervento di illimity Bank, la nuova banca creata da Corrado Passera e specializzato, tra l’altro nelle operazioni di finanza straordinaria.

“È iniziato un lavoro entusiasmante. Con Alberto. Vede, nella mia vita professionale ho conosciuto tantissime persone facoltose e la cosa non m’impressiona per niente. Di Alberto mi ha colpito la visione, l’ascolto, la discrezione. E’ grazie alla visione sua e della famiglia che Alessi è già in tutto il mondo. Il mio compito è farla crescere. Ma in un certo senso è facile – si schermisce Talens – come per Hérmes. Sono aziende in cui non devi inventarti il marketing, basta andare al museo aziendale – che, tra l’altro, rilanceremo – e guardarti attorno. E respirare quella profondità di pensiero che ha conquistato le più belle menti del mondo, da Philippe Starck, nel ‘86, a Steve Jobs, poco più in là”. Steve Jobs? “Già: un pezzo della prima limitatissima serie del Macintosh fa bella mostra di sé a Crusinallo, regalo del genio della Apple ad un amico diverso e lontano eppure vicinissimo – racconta Talens – Perché in tutte le facoltà di design del mondo è studiato il caso Alessi”.

La nuova strategia di Alessi

Ma qual è la nuova strategia di Alessi? “Noi abbiamo la grandissima fortuna di poter declinare in tutto il mondo il credo di Alberto: ‘Tramite un oggetto Alessi vogliamo migliorare la vita delle persone che lo usano’. Eccellenza e bellezza a un prezzo ragionevole. Abbiamo democratizzato il design.

Ma come si fa a “vendere di più” un prodotto che già tutto il mondo conosce? “L’oggetto in sé è il fulcro di tutto, con la sua bellezza e la sua qualità – risponde Daniel Talens – eppure non basta più. Per non dire che adesso a volte è più importante quel che circonda l’oggetto che l’oggetto stesso. Abbiamo quindi fatto uno sforzo importante per comunicare e far capire la profondità dell’oggetto Alessi. All’approccio di Alessi, sempre fedele a tutti i suoi valori, scarseggiava forse quest’ultimo pezzo della catena del valore che è la comunicazione al di là dell’oggetto. Chi sa che siamo in 50 musei, che Alain Ducasse cucina con oggetti Alessi, che in oltre 100 film di Hollywood hanno usato i nostri oggetti?”.

Già: chi lo sa? Oggi un bel po’ di gente in più, grazie alla cura Talens. “Ed anche a tanti altri fattori, per esempio – spiace dirlo – ai lockdown che hanno spinto le persone a rivalutare la casa, il bello di viverci bene tra cose belle. E l’e-commerce: nel 2018 alessi.com in un anno intero ha fatto 1,7 milioni di fatturato. Nel 2021 ha totalizzato 1,6 milioni nella sola settimana del black friday!”. Eppure Alessi era già da prima forte nell’altra metà dell’e-commerce, che è la logistica: “Siamo abituati a distribuire piccoli quantitativi della nostra produzione ad una rete forte di 3000 punti vendita nel mondo: la trasformazione digitale si costruisce a partire dalla supply chain!”.

Oggi dall’e-commerce Alessi trae il 30% del suo fatturato. E dunque l’e-commerce ha un ruolo chiave nel nuovo piano strategico, basato su 3 pilastri: prodotto, comunicazione, distribuzione. “Su questa base abbiamo applicato tutte le nostre competenze per far aumentare di nuovo il desiderio verso il nostro prodotto, riuscendoci. Abbiamo aperto un ufficio a Hong Kong, rinnovata la sede di New York, nuovi manager in Francia e Gran Bretagna, abbiamo avuto 40 nuove assunzioni in Italia (tra tempo determinato e indeterminato) e fatto investimenti importanti sulla fabbrica”. “Siamo specialisti nel lavoro del metallo a freddo, zero inquinamento” procede, “I nostri oggetti sono per restare con noi nel tempo. Siamo fedeli ai nostri valori fondanti. Quando scaricano materie prime che vengono comprate all’estero prendiamo il cartone lo sminuzziamo e lo usiamo per l’imballaggio. Facciamo tantissime attività per trovare questo equilibrio per aiutare il pianeta”.

Già, la fabbrica: un altro fiore all’occhiello. Dove si sta investendo, si presidia la sicurezza degli addetti, si commentano magari con ironie certe recenti fedi ambientaliste in una società conformista. C’è un po’ di schizofrenia sociale, tra culto del green e culto dell’usa-e-getta. Prima arriva la certificazione B Corp e poi la trasformazione in Società Benefit.

“Una delle cose che mi fanno sorridere – conclude Talens – è quando mi chiedono che significa trasformarsi… io dico: per Alessi non è una strategia ma il proseguimento logico di 100 anni di cura al massimo livello dei dipendenti, del territorio, dei fornitori…Quando c’è stato il primo lockdown abbiamo regalato 40 mila mascherine al territorio, tutti gli anni doniamo borse di studio ai figli dei lavoratori dipendenti in base ai voti, e pur avendo come socio un fondo internazionale siamo diventati Società Benefit durante il Covid.