intelligenza artificiale

di Mario Abis

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Nuova operatività ristori Emilia-Romagna

A partire dal 21 novembre ampliata l’operatività dei Ristori da €300 milioni riservati alle imprese colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna. La nuova misura, destinata a indennizzare le perdite di reddito per sospensione dell’attività per un importo massimo concedibile di 5 milioni di euro, è rivolta a tutte le tipologie di impresa con un fatturato estero minimo pari al 3%.


L’economia delle chiacchiere. Le parole che ricorrono nel descrivere sinteticamente processi economici e sociali, ancorati al presente o proiettati al futuro, non sono molte e nel ripetersi diventano dei mantra il cui senso viene dato per implicito. Come dicono i linguisti quando una parola non ha un significato, si dice che c’è il designante (appunto la parola) ma non il designato (cioè il significato), che è vacante, e questo accade appunto quando si abusa degli impliciti: il senso viene dato per scontato, ma nessuno lo conosce.

Oggi, per esempio, si continua a parlare di intelligenza artificiale: il futuro dipende dall’intelligenza artificiale… questo e altro sarà fatto dall’intelligenza artificiale, e poi attenzione ai pericoli dell‘intelligenza artificiale… etc .

Ma cosa diavolo è l’intelligenza artificiale? Beh, qui l’implicito la fa da padrone e sta a significare che la cosiddetta IA è ciò che fanno le tecnologie (una volta si diceva le “macchine”) al posto dell‘uomo. Niente di più distorcente per chi si occupa (e non da ora) di questo tema. L’intelligenza artificiale è l’applicazione finale della cibernetica che ha lo scopo di riprodurre artificialmente i processi della mente. E quindi studia la struttura più profonda dell’essere umano che è il rapporto fra pensiero e linguaggio con lo scopo finale di costruire morfemi tecnologici che apprendano, pensino, comunichino e, soprattutto, si riproducano.

Dentro questa cibernetica c’è dalla fine della seconda guerra mondiale un po’ di tutto : matematica , fisica , biologia , antropologia… (l’epicentro di ricerca è il Mit di Boston, ma altri centri ci sono in Giappone, in Russia, in Cina, e anche l’Italia è avanzata con l’Università S.Anna di Pisa).

Siamo ben lontani dal senso implicito che viene dato all’intelligenza artificiale per cui questa è semplicemente ciò che può essere automatizzato trasformando un’applicazione umana in un’applicazione tecnologica, molto spesso intesa come espansione del digitale. È evidente la grande distorsione di questo implicito falsificante: il processo cibernetico inteso come processo d’automazione, confonde il senso delle applicazioni possibili, il valore stesso di ciò che si teorizza che è agli antipodi della categoria “di intelligente”.

L’applicazione per automazione è tutto fuorché “intelligente “, è in realtà passiva e “stupida”, realizza e non espande. Questa mistificazione non è solo un paradosso linguistico, è anche una grande distorsione scientifica prima ed economica poi. Infatti costruire un valore applicativo per tecnologie che sono semplicemente attuative di quello che c’è già, di operazioni e funzioni che sono determinate da attività umane, è contraddittorio con la categoria di intelligenza che delinea nel mentale là capacità di apprendere e trasformare . Questa ambiguità induce, proprio per l’uso continuativo dell’implicito “intelligenza artificiale“, valori incontrollati e pericolosi di pregiudizio o affidabilità cieca dal punto di vista sociale. L’intelligenza artificiale farà di tutto in campi ipersensibili come la sanità, i trasporti, la scuola, la finanza… E già questo, nella società della conoscenza, è un costo sociale formativo notevole. Il pregiudizio e la confusione sull’intelligenza artificiale è in effetti un generatore di attese sbagliate, di desideri intraducibili, di distorsioni comunicative e alla fine un alimentatore di ignoranza diffusa.

Viene creata dunque una sorta di blog linguistico che con lo stratificarsi del tempo diviene un generatore di ambiguità culturali e scientifiche e irrecuperabili. Si confonderanno robot con sistemi intelligenti di traduzione automatica che partono e si consolidano nel rapporto pensiero e linguaggio. Si confonderanno sistemi alla wikepedia con sistemi cibernetici di apprendimento che si autogenerano, costruendo applicazioni quantistiche di information technology.

Insomma l’intelligenza artificiale è proprio un designato vacante, un termine che esprime solo se stesso. Forse il caso più visibile oggi, ma certo non l’unico se si pensa a quante categorie ambigue interpretano la comunicazione contemporanea, fra impresa e società. Ed esistono ormai esempi paradigmatici di “storia recente”. Quello più diffuso, genesi di tutte le ambiguità, è la sosteninibilita. Generato dal valore ricercato del rapporto fra ambiente e manufatto, fra ecologia e architettura, fra natura e artificio, diventa di volta in volta valore implicito di equilibrio economico finanziario, di relazioni fra bisogni e attività del fare e del progettare. La sostenibilità alla fine diventa un tutto e designa un niente… come l’intelligenza artificiale. Sono i mostri che la società dell’informazione genera per giustificare se stessa, trasformando la società della conoscenza in società dell’ignoranza.