La nutraceutica, ovvero “la medicina per le persone sane”, è senza dubbio una delle prospettive nelle quali sta muovendosi e sempre più si muoverà l’industria alimentare. Ma con quali prospettive di sviluppo, quali profili di responsabilità per il pubblico e quali implicazioni per l’azienda Italia?
Economy, grazie alla disponibilità di Fiere di Parma, ha promosso una tavola rotonda sul tema che avrà luogo durante Cibus Connecting Italy, il 30 marzo prossimo, tra le 10 e le 11. Moderata da Sergio Luciano, vedrà la partecipazione di Susanna Bramante, agronoma, e Sonia Raule, imprenditrice, e l’introduzione scientifica del professor Gabriele Costantino, Direttore, Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco. Università di Parma sul tema: “Mercato dei Nutraceutici: Qualità, Innovazione e Sostenibilità sempre piu’ ‘key to success’.”
Ecco un’introduzione del professor Costantino sul tema.
Introdotto solo recentemente (nel 1989, da De Felice), i termini ‘nutraceutica’ o ‘prodotto nutraceutico’ non hanno ancora trovato una collocazione definita sul piano formale e regolatorio, ed definiscono una ampia serie di prodotti e di approcci che vanno dagli integratori alimentari all’impiego di alimenti ‘funzionali’.
Con una definizione non formale ma molto appropriata, la nutraceutica viene definita con un ossimoro particolarmente suggestivo di come la disciplina abbia un potenziale di elevato sviluppo – scientifico, tecnologico, e di mercato. La nutraceutica è definita da molti come ‘la medicina per le persone sane’.
Questa definizione è basata sul costante adeguamento (almeno in una parte del mondo) del concetto di salute. Se – tradizionalmente- la salute è stata vista per secoli come l’assenza di malattia, e la pratica medica era rivolta all’eliminazione dello stato di malattia, ora la salute viene definita come uno stato dinamico di benessere, caratterizzato da un potenziale fisico e mentale che risponde alle aspettative di vita in misura all’età, alla società di riferimento, e alla responsabilità personale.
Da questo punto di vista, quindi, compito della medicina (in senso ampio) è quello di preservare lo stato di salute e promuovere la sensazione di benessere, oltre che quello di curare le malattie.
Non sfugge l’impatto che questo cambio di paradigma ha avuto, ed ancora ha, nel mercato del prodotto medicinale e -in gran parte d’Europa- nei bilanci dei sistemi sanitari nazionali. Il bisogno di salute e benessere ha avuto come conseguenza (causa?) la sempre maggior richiesta (e offerta?) da parte della popolazione di “lifestyle drugs” (farmaci per smettere di fumare o per smettere di bere, farmaci per migliorare la memoria, per combattere la timidezza, ma anche per combattere la paura, per rimanere svegli o per indurre il sonno, ecc.).
D’altro canto, la possibilità di diminuire o ritardare l’accesso alle prestazioni sanitarie attraverso alimentazione o supplementazione costituisce un obiettivo di fondamentale importanza per i sistemi sanitari (pubblici e privati) in termini di riduzione di spesa. Si pensi al risparmio di prestazioni e medicinali erogati per un cinquantenne che riceve una diagnosi di diabete di tipo II cinque anni più tardi grazie a supplementazione o alimentazione e stile di vita.
Con questa premessa, l’impresa nutraceutica sembra esser in una condizione ‘win-win’: da un lato l’offerta di alimenti funzionali, antiossidanti, nutraceutici, intercetta la grande domanda di mercato per lifestyle products, dall’altro lato c’è un grande interesse dei sistemi sanitari a promuovere approcci non farmacologici che mantengono uno stato di benessere e ritardano l’accesso alle prestazioni.
Questa condizione di apparente forza, tuttavia, è sotto alcune minacce, di cui produttori e innovatori debbono esser ben consapevoli. La prima è che il mercato dei cosiddetti nutraceutici è un mercato in fondamentale sotto-regolazione, e con regolazioni molto difformi tra le principali aree (UE, USA, Canada, Cina e Giappone). Non c’e’ dubbio – e già se ne intravedono i primi segnali (basti pensare al recente caso della monacolina K e del riso rosso fermentato) – che in Europa avverrà una ‘stretta’ regolatoria, sia in termini di safety che in termini di claim (efficacia). La stretta regolatoria sarà una sorta di filtro di qualità (e anche di massa critica) per le imprese del settore. Se per attribuire un claim di efficacia ad un prodotto occorrono studi e trials che si avvicinano sempre piu’ a quelli richiesti per il farmaco, anche il livello di innovazione dovrà tendere a quel modello. Il concetto di lifestyle product, inoltre, si accompagna alla crescente disponibilità di un mercato maturo a pagare un sovraprezzo per prodotti che abbiano i requisiti di sostenibilità ambientale ed economica, che rispondano ad eticità di produzione, che entrino nel modello di economia circolare, su scala globale. Siamo abituati – in molti campi – ai cosiddetti ‘green-washing’, ‘bio-washing’, ‘fair-washing’, con etichette self-declaring la biologicità, la sostenibilità, l’eticità del prodotto. Ecco, un mercato in maturazione sarà sempre piu’ attento a che quanto dichiarato corrisponda ad effettive qualità del prodotto, ed anche in questo la capacità di innovazione farà la differenza.