Cedolare secca al 26% ma solo dalla seconda alla quarta casa. C’è un voluta tutta la capacità diplomatica dei capidelegazione della maggioranza per arrivare al compromesso che, dopo giorni di “stallo alla messicana”, ha sbloccato il varo della manovra 2023.
Affitti brevi e tassazione sono diventati i punti molli che hanno messo a dura prova la tenuta del centrodestra nella fase di messa a punto della nuova Legge di Bilancio. Da un lato la volontà del governo di alzare l’asticella delle tasse sulle case messe a reddito a fini turistici per far emergere il “nero”, dall’altro le contrarietà di Forza Italia all’inasprimento fiscale per il settore dell’ospitalità extra-alberghiera.
E così all’ultima curva è arrivato l’accrocchio: la cedolare secca salirà dal 21 al 26%, ma solo nel caso in cui si affitti per periodi inferiori a 30 giorni più di un appartamento. L’aliquota della cedolare secca, attualmente fissata al 21%, “è innalzata al 26 per cento in caso di destinazione alla locazione breve di più di un appartamento per ciascun periodo d’imposta“, si legge nel testo. E non nel caso delle prime case.
In più, sempre per volontà di FI, è entrato in manovra il CIN, un Codice Identificativo Nazionale che a breve sarà necessario per iscriversi a piattaforme come Booking e Airbnb.
Un nuovo corso per l’ospitalità extra alberghiera che però soddisfa solo in parte AIGAB, l’Associazione Italiana che dal 2020 raggruppa i Gestori degli Affitti Brevi, mercato che oggi vale 11 miliardi e rappresenta circa 30 mila operatori professionali, con un indotto nel mondo del lavoro tra 120 e 150mila persone.
“Riteniamo che ogni tassazione aggiuntiva e complicazione diventi un ostacolo alla voglia delle famiglie di fare investimenti, quindi è, di fatto, una misura depressiva del PIL” così commenta la cedolare secca al 26% Marco Celani, amministratore delegato di Italianway, prop-tech primo operatore sul mercato italiano degli affitti brevi e numero uno dell’AIGAB fin dalla sua fondazione.
“Ad oggi il 96% dei proprietari è online con un solo immobile; quindi, la misura non stimola a sviluppare chi eredita una casa o chi ha preso gusto con questo tipo di attività” aggiunge rispondendo all’osservazione sul fatto che l’aliquota massima scatterà per le seconde case in poi. AIGAB ha calcolato che la cedolare al 26% per affitti brevi equivarrà a 850 euro di tasse in più per 600 mila famiglie.
Quindi non siete soddisfatti dalle soluzioni inserite nella manovra di bilancio?
Siamo soddisfatti che il governo abbia deciso di dare priorità al codice identificativo nazionale, il CIN, e all’attuazione della banca dati nazionale. Siamo convinti che questa misura sia lo strumento più efficace per la lotta all’evasione
Il CIN basterà a spazzare via il nero e a scacciare ombre e critiche sui professionisti degli affitti brevi?
Se applicato nel modo in cui è stato applicato in Grecia sarà efficace. L’elemento chiave è che la banca dati nazionale sia l’unico ente a rilasciare il CIN sostituendosi alle Regioni e che il codice sia univoco in modo che se non disponibile le case non possano andare online sui portali. In Grecia in un solo giorno sono stati inibiti oltre 17mila annunci. se non si è online non si prendono prenotazioni e si è costretti a mettersi in regola.
Nella maggioranza la questione affitti brevi ha creato un po’ di spaccature tra alleati, come mai?
Probabilmente le forze politiche si sono rese conto che c’è una fetta di elettorato importante, soprattutto riferito alla classe media, che considera la casa un elemento fondamentale del proprio patrimonio e che fa affidamento sul reddito integrativo che deriva dagli affitti brevi. Ogni nuova tassa deprime gli investimenti e chi ha voglia di fare, quindi c’è molta delusione rispetto a come è stata gestita l’introduzione della misura.
Oggi quanto vale il comparto dell’ospitalità extra alberghiera in termini di fatturato e peso nella ricettività turistica?
I posti letto nell’extra alberghiero nel suo complesso hanno superato quelli del settore alberghiero già da anni, tenendo anche conto che l’Italia è il paese al mondo con il più alto tasso di posti letto alberghiero al mondo. il turismo è un settore che pesa, con l’indotto, circa il 13% del PIL e impiega il 15% della forza lavoro. probabilmente in questi dati ISTAT non sono inclusi i numeri degli affitti brevi che portano 11miliardi di prenotazioni e 45 di indotto. è un settore che non si può trascurare anche perchè abbiamo un patrimonio immobiliare sfitto che può aumentare la ricettività in destinazioni secondarie, senza consumo di suolo, alleggerendo il peso del turismo dalle destinazioni primarie con investimenti fatti da privati.
Parliamo della questione overtourism, quest’anno l’Italia è letteralmente invasa da turisti stranieri con impatti devastanti su alloggi, trasporti affollamento delle città e inevitabilmente rincari dei prezzi di alberghi e B&B. Gli affitti in nero giocano un ruolo non indifferente…
Con la nuova misura del CIN si potrà capire il vero peso degli affitti brevi in nero. Intanto ricordiamo che le case destinate al 4+4 sono ben 4,3milioni, contro circa 500mila in media dedicate agli affitti brevi (630mila nei momenti di picco). Nella maggior parte delle città italiane lo sfitto pesa il 25% degli alloggi e il calo demografico fa sì che ci siano 2 sole città a crescita positiva, che guarda caso sono Milano e Bologna, grazie all’afflusso di universitari. Se vogliamo il PIL e l’indotto del turismo dobbiamo imparare a gestirlo. è miope l’approccio di chi vuole crescita, incremento salariale, espansione della spesa pubblica, sussidi e pensioni e poi si batte per la repressione di uno di pochi settori economici italiani in crescita!
Il Ministero del turismo vuole mettere mano pesantemente nel settore e molti sindaci sono in prima linea su questa battaglia. Quali sono le vostre considerazioni?
La misura chiave del ministero erano la banca dati nazionale ed il CIN e siamo sicuri che si vedranno nel tempo i risultati positivi. I sindaci vogliono restrizioni sul presupposto che limitando gli affitti brevi aumenteranno il numero di alloggi disponibili per studenti e famiglie in difficoltà. Nel PNRR sono stabiliti obiettivi chiari di investimenti pubblici (insufficienti negli ultimi 30 anni) in edilizia pubblica e studentesca. Che il pubblico faccia la sua parte utilizzando al meglio il suo patrimonio oggi largamente sfitto o inutilizzabile e lasci i privati liberi di scegliere conduttori e tempi di indisponibilità delle proprie case.