di Barbara Garofoli
Amministratore Delegato Humangest, Humanform, Humansolution presso SGB Humangest Holding con delega in ambito HR & Consulente del Lavoro presso Studio Barbara Garofoli
Nell’ultimo periodo mi sono molto interessata al lavoro di Rachel Botsman, “Trust Fellow” (la prima in assoluto) della Oxford University ed esperta conoscitrice dei meccanismi che regolano la fiducia.
Secondo le tesi sostenute dalla Botsman – che ho avuto modo di incontrare durante l’ultima edizione del WOBI a Milano –, le innovazioni tecnologiche che stanno caratterizzando la nostra era hanno modificato nel profondo il modo in cui gli individui scelgono chi sia degno della loro fiducia: applicazioni come Airbnb o BlaBlaCar (in un mondo, chiaramente, pre-pandemico), o l’affidare i propri risparmi alle valute digitali (Bitcoin), così come anche solamente la scelta di utilizzare la propria carta di credito per fare acquisti online, sono sintomi di un cambiamento profondo, che non prevede più l’attribuzione dello status di “degno di fiducia” dall’alto, ma che distribuisce questa fiducia dal basso, dal singolo ad altri singoli, dagli utenti ad altri utenti – fenomeno che la Botsman chiama “trust distribuito”.
Questo interessante spunto mi ha spinto a riflettere su come debba essere letta la fiducia nel mondo del lavoro, in particolare quello della somministrazione, core business di SGB Humangest.
Di fatto, il ruolo precipuo di una agenzia per il lavoro è, da sempre, creare rapporti di fiducia.
Generalmente, per le aziende che producono prodotti, il rapporto con i clienti e compratori si basa fondamentalmente sull’affidabilità, più che sull’autentica fiducia: mi fido di te se il tuo prodotto funziona, ossia se fa quello che mi prometti possa fare. Nel caso della fornitura di servizi, solitamente si aggiunge un livello ulteriore, che è quello del porsi come partner di fiducia: mi affido a te non solo se i servizi che mi offri funzionano in maniera efficiente, ma se mi dimostri anche che sarai al mio fianco nell’implementarli (e non solo se “qualcosa va storto”).
Nel caso di un’APL la fiducia, però, ha un ruolo ancora più centrale. Non solo deve essere guadagnata su due fronti distinti – di noi si devono fidare le aziende che ci scelgono, ma anche e forse soprattutto i candidati che cercano un impiego tramite noi –, ma è la base stessa del nostro mestiere. Mettere a disposizione di un’azienda un lavoratore in somministrazione risponde alle stesse, profonde, dinamiche umane e sociali che guidano Airbnb o BlaBlaCar: si tratta di “mettersi in casa uno sconosciuto”.
Le aziende si fidano di chi colloquia i candidati e i candidati si fidano del fatto che il posto di lavoro proposto sarà coerente con le loro capacità e adatto alle loro esigenze. Nel centro, l’APL, che non si limita a far valere il principio transitivo (se A si fida di me e B si fida di me, allora A avrà fiducia in B e viceversa), ma agisce da vero e proprio catalizzatore, per creare sempre nuovi rapporti di fiducia.
Perché questo principio valga, però, non basta qui essere “affidabili”. Occorre che ci sia una condivisione profonda di valori, mission e vision, non solo fra gli stakeholder esterni fin qui menzionati, ma in primis fra quelli interni. Per creare fiducia, è necessario essere coesi attorno ad un nucleo valoriale forte. Anche per questo, come SGB Humangest, durante il difficile e complesso 2020 abbiamo dato vita al nostro manifesto culturale, “SGB Life”, partendo da una survey interna allo staff del Gruppo. I valori condivisi emersi con più forza sono stati: Crescita, Passione e – non a caso – Fiducia.
È innegabile, per riprendere la tesi centrale della Botsman, che i progressi tecnologici stiano mutando profondamente il modo in cui scegliamo di attribuire la fiducia. Certo la trasformazione digitale di tutto il tessuto socio-economico ha avuto effetti anche su di noi; in primis ad esempio sul modo in cui abbiamo effettuato e tutt’ora effettuiamo molti colloqui – a distanza e tramite video – e molto stiamo facendo per abbracciare quanto di portentoso il digitale può offrire, ripensando la maggior parte dei nostri processi, specie quelli amministrativi, per renderli più snelli e immediati.
Ma quello che, specialmente nel nostro mestiere, è necessario tenere sempre a mente è che la vera argilla del nostro mestiere è la fiducia, che nasce dal rapporto fra persone: tecnologia sì, ma sempre e comunque dall’aspetto umano.