Photo credit: Max Calderan

di Vincenzo Petraglia

Nuova operatività ristori Emilia-Romagna: banner 1000x600

Nuova operatività ristori Emilia-Romagna

A partire dal 21 novembre ampliata l’operatività dei Ristori da €300 milioni riservati alle imprese colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna. La nuova misura, destinata a indennizzare le perdite di reddito per sospensione dell’attività per un importo massimo concedibile di 5 milioni di euro, è rivolta a tutte le tipologie di impresa con un fatturato estero minimo pari al 3%.


La ricerca di esperienze avventurose ha sempre attirato l’essere umano. Andare oltre i propri limiti, provare emozioni forti, trovarsi in situazioni “pericolose” e ad alto tasso adrenalinico indubbiamente esercitano un certo fascino, che le si sperimenti in prima persona o che le si guardi, diciamo così,  dalla finestra. Non è un caso che il settore del turismo avventura (che comprende attività come speleologia, escursionismo, viaggi in bici, rafting, parapendio, arrampicata e svariate altre), uno dei segmenti turistici più in crescita negli ultimi anni, rappresenti a livello globale il 30% delle spese per turismo con un valore di 366,7 miliardi di dollari (dato riferito al 2022) e una previsione di crescita secondo cui entro il 2032 si potrebbero raggiungere i 4,6 trilioni di dollari (fonte: Allied Market Research- Adventure Tourism Market). Numeri che esprimono un rinnovato e sempre più forte desiderio, anche a causa dello shock globale dovuto alla pandemia, di tornare al contatto con la natura e, attraverso di essa, con sé stessi. Per tale motivo sempre più persone scelgono questo tipo di vacanza, magari in luoghi selvaggi dove la natura si mostra in tutta la sua potenza e maestosità, e un numero non trascurabile di manager, professionisti, imprenditori sono alla ricerca di esperienze “forti”, singolarmente o insieme ai propri team di lavoro. Perché, è dimostrato, queste esperienze contribuiscono a migliorare le proprie capacità di problem solving, di adattamento e di gioco di squadra, utilissime anche per rafforzare la propria leadership e il proprio carattere, andando oltre paure e limiti, accrescendo le cosiddette soft skill essenziali nell’affrontare imprevisti e novità, uscire dagli schemi, prendere decisioni in tempi rapidi e sotto stress, caratteristiche che le aziende sempre più ricercano nelle proprie figure apicali. Ecco perché sono nati percorsi di studio ad hoc come per esempio master in outdoor management training e società di recruiting e formazione specializzate. Per cercare e valorizzare soft skill quali l’empatia e la fiducia all’interno del team, l’abilità a interagire e interfacciarsi con gli altri, la collaborazione, la gestione del flusso delle informazioni e dello stress quando si è sotto pressione, la capacità di risolvere i problemi e affrontare le difficoltà. Sull’onda di questo trend sono nati anche tour operator che propongono esperienze non convenzionali su misura per imprenditori e manager come Azonzo Travel, uno dei primi in Italia. «Lavoriamo soprattutto con le grandi aziende, ma non solo con loro», racconta Fabio Chisari, founder e Ceo della società. «Si tratta per lo più di imprenditori, middle e top management, professionisti, e fra le esperienze di viaggio che vanno di più, le ascese ad alcune delle montagne più importanti del pianeta, dall’Everest al Kilimangiaro. Non solo: organizziamo spedizioni al Polo Nord e in Antartide, non semplici crociere, ma viaggi in cui si vive in un campo base nel cuore delle due calotte polari. E ancora in Mongolia ed altri posti remoti, funzionali all’empowerment personale e di gruppo,  dove la condivisione della fatica per raggiungere un obiettivo crea un forte collante, base per un ottimo team building fondato su collaborazione, empatia, capacità di ascolto». C’è chi propone, come l’operatore Viaggiaconcarlo, training in Namibia presso i Boscimani, con cui si fanno veri e propri percorsi di sopravvivenza. O chi, come Bush Adventures, offre esperienze con i Masai, in Kenya, dove cercare l’acqua e filtrarla per renderla potabile e fronteggiare i periodi di siccità, diventano, trasposti in azienda, una scuola di crisis management. Le possibilità in Italia e nel mondo di fare questo tipo di esperienze sono tante, anche meno “strong”, ma che necessitano comunque di una certa preparazione psicofisica. In Austria, per esempio, c’è Area47, un grande adventure park con proposte anche per il team building attraverso arrampicate, rafting, torrentismo ed altre attività outdoor. A Lipsia, in Germania, c’è il tracciato della Porsche Experience, per provare l’ebbrezza della velocità, dove la capacità di controllo è tutto, guidando Porsche Carrera o Cayenne. In Finlandia, il Downhill Swim, nel parco nazionale di Oulanka, prevede una gara di coppia dove si nuota lungo il fiume per 12 o 24 chilometri. Alcuni enti di promozione turistica hanno sviluppato veri e propri brand dedicati al turismo avventura con pacchetti ad hoc. Come Visit Malta, che con Mc Adventure propone svariate attività adrenaliniche, dal free climbing alle zipline e numerose altre esperienze da brivido. Anche la  Slovenia sta puntando molto su questo tipo di proposta con rafting, kayak, canyoning, bob fluviale (hydrospeed) e bellyak, in cui si pagaia con le mani, orienteering, immersi in una natura lussureggiante o sorvolandola in parapendio. Fra le attività estreme ci sono anche quelle più legate alle gare sportive vere e proprie. Dalle innumerevoli regate in barca a vela sognando competizioni iconiche come The Ocean Race, la Vendée Globe, la Golden Globe Race o la Mini Transat, ovviamente appannaggio dei velisti  più forti al mondo, fino alle ultramaratone. Ce ne sono ovunque. Fra tutte, la leggendaria Marathon des Sables, 250 chilometri nel deserto del Sahara, in Marocco, e la Patagonian Expedition Race, in Cile, 800 chilometri fra ghiacciai, foreste, fiumi, paludi, da affrontare in squadre da quattro persone. O, ancora, la 6633 Artic Ultra: 380 miglia nella parte artica del Canada con temperature fra i -12 e gli 0°C. Ma anche, per non andare troppo lontano, la Tor des Geants, in Valle D’Aosta (330 chilometri) e l’Alta Badia 4 Peaks, per conquistare in un solo giorno, con un dislivello di duemila metri, le maestose cime dolomitiche del Sas dla Crusc, Piza dales Diesc, Lavarela e Conturines. «Le esperienze più impegnative aiutano a crescere e fortificarsi come poche altre cose al mondo, migliorandosi come persone e come professionisti, manager, imprenditori», spiega Max Calderan, “l’uomo dei deserti”, esploratore estremo che detiene una serie lunghissima di record mondiali di traversate di alcuni dei luoghi più inospitali della Terra. Nella foresta di Montedomini, in Toscana, organizza esperienze fisiche e mentali per ritrovare il contatto con sé stessi e con la natura e imparare a gestire lo stress, tappe di avvicinamento a un’esperienza molto forte con lui nel deserto in programma fra qualche mese. Di esperienze valide per superare i propri limiti ce ne sono ovviamente anche di più a portata di mano: a Montegrotto Terme (Padova), c’è Y-40 The Deep Joy, la piscina con acqua termale più profonda del mondo (42,15 metri), che richiama appassionati di speleosubacquea e apnea da tutto il mondo. Non lontanto, sul Monte Brento, in Trentino, dall’acqua si passa all’aria, con una disciplina ad altissimo tasso adrenalinico: il base jumping. Qui Maurizio Di Palma, campione di questa disciplina, che ha fondato una scuola per paracadutisti che vogliono cimentarsi nel base, offre la possibilità anche ai neofiti di saltare nel vuoto in tandem. «Un’esperienza», sottolinea, «in cui impari a conoscerti bene, a rispettare i tuoi limiti e le tue capacità. Ci sei solo tu e il vuoto e questo tocca le corde più profonde del tuo essere e ti lascia dentro qualcosa di veramente forte a livello emotivo, che non dimenticherai più nella vita». Quell’emotività che oggigiorno si fa sempre più fatica a gestire. «La gestione emotiva è uno dei pilatri dell’esperienza avventurosa», spiega Alex Bellini, esploratore e mental coach di sportivi e manager, che ha attraversato a piedi il Sahara e remato in solitaria negli oceani e nei  fiumi più inquinati di plastica al mondo. «Pertanto di fronte a situazioni di burnout in azienda sempre più frequenti, l’esperienza avventurosa condivisa può certamente essere d’aiuto, a patto che si superi il vecchio concetto di team building e l’esperienza fatta fuori dall’azienda continui poi anche in ufficio, dove ogni membro del team deve sentirsi libero (cosa che purtroppo non sempre avviene) di esprimere sé stesso e così performare al massimo del suo potenziale, sicuro che un errore o un fallimento non pregiudichi la sua posizione e il suo ruolo all’interno del team». 

Proprio il tema del fallimento è un altro punto cardine di ogni attività avventurosa, ricorda Nives Meroi, “la tigre della montagna”, come viene soprannominata, alpinista che, insieme col marito Romano Benet, ha conquistato nel 2017 il primato di prima coppia al mondo ad aver completato in cordata, senza l’uso di bombole di ossigeno e di portatori di alta quota, la scalata dei 14 giganti della Terra, le montagne che superano cioè gli ottomila metri, colossi come l’Everest e il K2 per intenderci. «L’ascesa a ogni montagna, proprio come nella vita, è un susseguirsi di trazioni e spinte, un gioco di forze opposte che ti permette, passo dopo passo, di conquistare la vetta. È dal fallimento d’altronde, che nel quotidiano in genere ci fa una paura tremenda, che si riparte per andare avanti».