Secondo i dati raccolti dalla Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), in Italia mancano almeno 65mila infermieri. Eppure i corsi di laurea in infermieristica continuano a essere a numero chiuso. Se la matematica non è un’opinione, quindi, l’emergenza è destinata a protrarsi: per affrontarla, Openjobmetis, la prima e unica Agenzia per il Lavoro quotata in Borsa italiana, ha lanciato lo scorso autunno il progetto Nurses – International Recruitment. Per trovare all’estero gli infermieri che sono necessari al funzionamento delle strutture sanitarie italiane, Openjobmetis ha attivato numerose collaborazioni con enti e ambasciate internazionali, al fine di offrire a professionisti stranieri le condizioni necessarie per prestare il proprio servizio in Italia.
«Solo in Lombardia, tra strutture private e pubbliche mancano 9500 infermieri» dice Daniela Pomarolli, head of International recruitment di Openjobmetis. «Inoltre, si stima che in Italia circa 30mila infermieri andranno in pensione nei prossimi due anni». Numeri che danno la misura di quanto sia sistemica la carenza di personale infermieristico. «Proprio per questo il famoso decreto Cura Italia del marzo 2020, e poi il decreto Milleproroghe, ci consentono di portare in Italia personale sanitario con un iter semplificato fino alla fine del 2025» rimarca Pomarolli. La legge prevede che per svolgere l’attività infermieristica in Italia ci vogliono 4600 ore nel piano studi nel proprio Paese, certificate dalla cosiddetta dichiarazione di valore rilasciata dall’ambasciata, con la quale si attesta che la persona è effettivamente in possesso dei titoli richiesti.
A quel punto l’iter standard prevede che il ministero della Sanità rilasci l’equipollenza del titolo, con la quale si certifica che il titolo di infermiere estero è equivalente a quello italiano: ma l’emergenza ha suggerito di saltare quest’ultimo passaggio, risparmiando così in media 6 mesi di tempo, e di non comprendere gli infermieri nel numero massimo di extracomunitari che possono entrare in Italia a lavorare, previsto dal cosiddetto decreto Flussi. «La carenza di personale infermieristico comporta lungaggini nella prenotazione degli esami diagnostici presso le strutture sanitarie» mette in evidenza l’head of International recruitment di Openjobmetis, «alcuni reparti vengono addirittura chiusi, e il livello dei servizio non può essere lo stesso».
Gli infermieri reclutati da Openjobmetis arrivano da Tunisia, Perù, Repubblica Domenicana, più recentemente da Paraguay e Brasile; e per quanto riguarda l’Ue dalla Romania. Molto importante l’aspetto della lingua. «Chiediamo un buon livello di italiano, A2 o B1» evidenzia Pomarolli, «non servono certificazioni, preferiamo i colloqui. Organizziamo, all’arrivo in Italia, un corso intensivo di italiano propedeutico allo svolgimento dell’attività infermieristica nelle strutture sanitarie, anche per un’armonizzazione: può succedere che un farmaco abbia lo stesso principio attivo e si chiami in modo diverso».
Mentre gli svizzeri ci portano via altri infermieri offrendo stipendi almeno doppi, il progetto di Openjobmetis prosegue. «Dopo il successo del primo ciclo di inserimenti lavorativi siamo orgogliosi e sempre più convinti del valore strategico e sociale di questa iniziativa» conclude Pomarolli. «Crediamo che il progetto possa avere tutte le carte per soddisfare una richiesta alla quale il Ssn non riesce momentaneamente a rispondere».