Il 2023 promette grandi spinte per l’innovazione che farà da volano al Fintech con l’auspicio così di accelerare ulteriormente la digitalizzazione e moltiplicare l’offerta di servizi e regole allo scopo di creare un habitat di opportunità e crescita per imprese e consumatori.

I buoni propositi, tipici di ogni inizio, sono promettenti e offrono l’opportunità di definire le strategie e valutare se, nel piano di rotta stabilita, si siano valutate tutte le variabili.

Educazione finanziaria, serve una strategia condivisa

Una di queste riguarda proprio l’educazione finanziaria (oggi più correttamente inglobata in una più ampia educazione digitale) innegabilmente intensificata ed arricchita grazie agli sforzi del legislatore, delle autorità di settore e delle imprese più virtuose ma ancora, nell’era del Fintech, spesso relegata nelle “varie ed eventuali”.

In ogni caso, che sia frutto di una consapevole cultura aziendale o istituzionale o di una mera sensibilità filantropica essa oggi ruota principalmente attraverso un moto a luogo a senso unico indirizzato al cliente, sia esso effettivo o potenziale. E se in questa immaginaria attività di pianificazione avessimo trascurato di aggiornare le carte di navigazione e valutare ulteriori formule di iniziative utili a rafforzare quella che dovrebbe essere una strategia condivisa a più livelli?

Merito creditizio e “merito culturale” del cliente

E’ innegabile infatti che gli effetti mediati dell’innalzamento del livello di cultura finanziaria e digitale dei cittadini impattino sulla stabilità dell’intero sistema. Ma il dubbio che sorge è quanto proprio il sistema creditizio ne abbia realmente contezza e quanto il “merito culturale” al pari di quello creditizio e finanziario del cliente assurga a criterio fondante della cara “sana e prudente gestione” dell’intermediario?

Occorre allora andare probabilmente fuori rotta con l’educazione finanziaria e digitale e ridefinirne i caratteri cominciando con immaginarla non come una iniziativa spontanea del singolo operatore ma come un’attività spontaneamente prevista dalla normativa quale criterio per poter operare sul mercato, al pari del piano di business, della dotazione patrimoniale, dei requisiti organizzativi.

Educazione digitale e finanziaria diventino obbligatorie

Lo stesso funzionamento dei Consigli di Amministrazione dovrebbe venirne interessato e dovrebbero prevedersi come obbligatorie espresse competenze e deleghe in materia di educazione finanziaria così che la governance abbia piena cognizione del tema (e proattività a fronte di espressi doveri imposti dalla vigilanza). L’effetto potrebbe essere quello di trasformare l’educazione digitale e finanziaria da attività eventuale a presidio organizzativo obbligatorio, di cui tener conto in ogni stato e grado dell’operatività interna.

Ma non solo: si pensi ad una educazione finanziaria integrata nelle procedure sui dispositivi di governance e di controllo sui prodotti bancari al dettaglio così come introdotti sulla base degli Orientamenti dell’EBA del 2015; quale criterio da prevedere nelle politiche e prassi di remunerazione e incentivazione del personale; quale voce da presidiare nell’ambito dei sistemi dei controlli interni. Qualche timido tentativo c’è: si pensi al Regolamento europeo sul crowdfunding che richiama l’utilizzo di test ad hoc sulle piattaforme.

Fintech è la soluzione

Ma da dove si può cominciare? Proprio dal Fintech che forte di un ecosistema tecnologico performante, di una fase normativa e regolamentare in evoluzione e di una visione lungimirante ed ambiziosa dell’Autorità di vigilanza, potrebbe proprio costituire il punto di partenza di un nuovo viaggio in cui una regia e strategia ad hoc nell’ambito dei servizi e prodotti legati al Fintech e di tutti gli strumenti tecnologici ad esso collegati, potrebbe rendere obbligatoria la previsione di tools, funzioni ed altri sistemi (si pensi all’addestramento ad hoc dei sistemi di I.A. o alla previsione di appositi Oracoli dedicati all’educazione finanziaria o meglio al “merito digitale”) che inglobino meccanismi di educazione, inclusione ed assistenza digitale sulla base di standards di base elaborati ed imposti a tutti gli operatori.

Non lasciare più questo tema alla libertà di iniziativa dei singoli ma predisporre in sede regolamentare dei requisiti di base obbligatori per tutti che assicurino così un livello comune di educazione finanziaria integrata nei presidi organizzativi e tecnologici.

Troppo tardi per una rotta commerciale e normativa già tracciata? Nient’affatto, del resto non è il vento ma l’assetto delle vele a stabilire la rotta e per orientarle, siamo sempre in tempo.